Trump e i dazi: l’impatto sugli artigiani italiani


Le politiche protezioniste di Trump e i dazi ad essa legati rischiano di penalizzare il settore dell’artigianato del gusto

Cibo italiano ed eccellenza sono praticamente sinonimi, ma forse proprio per questo la produzione culinaria italiana è spesso nel mirino di politiche protezionistiche. Sembra che la cosiddetta guerra dei dazi di Donald Trump abbia colpito in modo particolare il settore del cibo e dei vini d’esportazione italiani.
Il mercato americano fino al 2018 fruttava ai produttori italiani più di 42 miliardi di euro, contro i 16 miliardi delle importazioni dagli USA.

I nuovi dazi invece sembrano colpire chirurgicamente quei prodotti d’eccellenza che sono un rischio per le produzioni americane, come salame, mortadella e formaggi.
Il dazio di Trump costerà al Parmigiano Reggiano 30 milioni di euro e l’esportazione subirà un calo che potrebbe raggiungere il 20%.

Se questo è ciò che subisce un colosso come il Parmigiano Reggiano, possiamo immaginare quanto l’impatto sarà più forte sulle imprese di dimensioni più ridotte. Piccoli produttori che potevano contare sulle esportazioni dovranno riconsiderare la loro strategia in maniera più locale.

Non che le esportazioni fossero un gioco da ragazzi per i piccoli allevatori e produttori: anche prima dei dazi la differente legislazione faceva sì che molti salumi biologici non potessero essere esportati se non con l’aggiunta di conservanti chimici che ne rovinano di fatto gli aspetti qualitativi.

La qualità dei prodotti può forse dare ancora una speranza ai prodotti italiani all’estero, ma la differenza di prezzo potrà mettere seriamente in difficoltà gli artigiani del cibo, che rispetto ad altri settori d’industria, godranno di coperture e tutele nettamente inferiori.

 

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