Continuiamo a viaggiare nel tempo con le storie di ieri, scopriamo il fascino della spina di Borgo
«Avevo quattro anni quando vidi per la prima volta San Pietro e fu proprio per il Giubileo del 1925. Ero in compagnia di mio padre, venivamo da Trastevere, dove ero nato in via San Cosimato e dove vivevo con la mia famiglia. Arrivammo percorrendo i vicoli, che poi furono distrutti, di Borgo Pio: un ammasso di casupole, piazzette, stradine. Poi, dietro l’ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta. Ecco, quello che ricordo di più di quel Giubileo fu questa sorpresa.»
Questa la descrizione che Alberto Sordi dava della Spina di Borgo nel 2000 durante un’intervista a Roberto La Spina di Borgo era uno dei pochi luoghi oltre a Trastevere, a testimoniare la parte più popolare e semplice della Roma Rinascimentale.
Consisteva sostanzialmente in un complesso di edifici, separati da due strade parallele: Via del Borgo Vecchio e Via del Borgo Nuovo.
Le due strade portavano da Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro, rivelando la bellezza di quest’ultima solo alla fine. Uno stupore studiato e voluto fin dai lavori che diedero inizio alla Fabbrica di San Pietro e che venne commissionato in maniera esplicita da papa Alessandro VI.

Progetti di demolizione si sono avvicendati fin dal 1692, ma questa serie di edifici sparisce a partire dal 1936 con la costruzione di Via della Conciliazione, che verrà completata nel 1950.
Benché la strada attuale dia un approccio ben più spettacolare della Spina di Borgo, le fotografie di questo luogo e della sorpresa che riservava attraversarlo ne trasmettono ancora il fascino.