Come il turismo sta cambiando Roma. Viaggio a Trastevere, rione storico nel cuore di Roma, dove tra case vuote e case vacanza, nuovi hotel di lusso, negozi di souvenir e ristoranti turistici, la trasformazione che investe molte città è già precocemente avvenuta. ( Tratto dalla rivista online Dinamo Press )
Questo Rione si sta spopolando
«Questo rione si sta spopolando. In un palazzo, su 10 appartamenti, 8 ormai funzionano come B&B e case vacanza». Stefania Porcelli gestisce l’attività di famiglia, lo storico ristorante Checco er Carrettiere, a due passi da piazza Trilussa. Circondata da fotografie appese alle pareti, racconta di quando il padre allungava un piatto di pasta e 10 mila lire a quelli che uscivano da Regina Coeli, la prigione di Roma, in via della Lungara. Il rione popolare e malfamato del dopoguerra sarebbe cambiato radicalmente nei decenni successivi.
Il grande svuotamento di Trastevere risale al ventennio tra il 1951 e il 1971, quando molti trasteverini furono sfrattati o alle case buie e senza bagno preferirono quelle di nuova costruzione alla Magliana o a viale Marconi, detto Marchini per il nome del suo costruttore. Trastevere, il secondo rione più popoloso del Centro, perse quasi un terzo dei suoi abitanti, passando da 51mila a 21mila residenti. In quegli anni il centro storico perse il 54% della popolazione, che finì addirittura per essere inferiore a quella dell’Ottocento. Se nel ’51 370mila persone abitavano in centro, oggi sono 80mila, di cui 20mila a Trastevere, con un incremento rispetto al 2001, grazie anche all’afflusso di stranieri.
«Il trasteverino ha preferito vendere la propria casa, anche fatiscente, prendendo cifre astronomiche per l’epoca, andando a vivere più lontano. Però era sostituito da qualcuno che comunque ci abitava e che piano piano si è inserito nel quartiere» racconta Porcelli.
«Dal Duemila in poi invece il quartiere si è completamente trasformato. A un certo punto, con la crisi, i piccoli proprietari hanno pensato di rivendere o fare un B&B, una casa vacanze».
«Negli ultimi cinque, dieci anni c’è stato un grande cambiamento senza alcuna gestione del fiorire di attività turistiche» conferma Rebecca Pambianco, che abita dietro piazza S. Maria. «Hai il grande vantaggio di essere in centro, vai dove vuoi a piedi, è bellissimo. Di sabato mattina però. Dopo diventa un fiume in piena. D’estate è una 24 ore di movida incontrollata». Secondo Pambianco, «le grandi difficoltà qui sono legate al fatto che non c’è una politica su come deve evolvere il quartiere. Un sacco di gente se ne va perché non ne può più».
Nel centro di Roma il numero di turisti supera quello dei residenti. Ogni anno 15 milioni di turisti visitano la Capitale (14.694.364 arrivi nel 2017, in crescita del +3,04% rispetto al 2016) con una permanenza media di 48/72 ore, concentrandosi principalmente nell’area tra il Vaticano e il tridente barocco, Campo de’ Fiori e Trastevere.
Sopra il Bar San Calisto, roccaforte di socialità trasteverina, le stanze al primo piano sono tutte su Airbnb, mi fa notare uno dei frequentatori abituali del bar. Il proliferare di affitti turistici non riguarda soltanto Trastevere. «Negli ultimi dieci anni il fenomeno è cresciuto enormemente, e si tratta perlopiù di attività imprenditoriali, perché i proprietari non abitano in questi appartamenti» – mi racconta Laura Clerici, del Comitato La voce di Porta Portese.
Il Centro è vuoto
Il tasso di utilizzo degli alloggi, così come il pattern dei prezzi, premia le zone centrali di Roma: 4 delle 155 zone urbanistiche di Roma ospitano il 35% degli alloggi e percepiscono il 58% dei redditi. Se il 60,7% degli annunci a Roma è di utenti con più di un alloggio in affitto secondo Inside Airbnb, secondo Celata l ’1% degli host più ricchi gestisce il 24% dei redditi generati da Airbnb, e il 10% degli host gestisce il 68% dei redditi.
Non è un caso se, come riporta Tecnocasa, il turismo tiene stabile i prezzi delle case in centro, dove a comprare sono soprattutto investitori interessati ad aprire B&B e case vacanza, e le case valgono 6mila euro al metro quadro. Ma, registra l’agenzia immobiliare, qui è aumentata l’offerta di immobili in vendita da parte di imprenditori intenzionati ad avviare attività ricettive. Evidentemente il rione è saturo. Ma la trasformazione continua e riguarda interi edifici.
I portoni del palazzo all’angolo di Piazza San Cosimato, dove c’era il Bar Roma Libera, sono chiusi con catene. L’edificio di sei piani è stato acquistato da una società araba e diventerà un hotel di lusso, racconta Guido Hermanin, presidente dell’associazione Progetto Trastevere. Poco distante, su Viale Trastevere, un progetto per la costruzione di un resort, con un hotel di lusso, quattro palazzine di appartamenti, un parco e due piscine, interessa (anche se non se ne sa più nulla) l’ex Stazione di Trastevere, venduta nel 2005 da FS al gruppo immobiliare Statuto per 44 milioni di euro.
Tra lusso e low cost
Il cambio di destinazione d’uso di spazi ed edifici riguarda tutto il centro storico di Roma, dove l’offerta ricettiva è sempre più polarizzata tra lusso e low-cost. Se l’amministrazione proclama la crescita del turismo di lusso a Roma, senza bene specificare quali vantaggi questo dovrebbe comportare, tace sulla crisi delle strutture ricettive di fascia intermedia che chiudono in negativo, schiacciate dal modello Airbnb. «Su Immobiliare.it ci sono annunci per interi alberghi a 1 o 2 stelle in vendita» mi dice Stefano Tiribocchi, revenue manager e consulente per alberghi.
Dunque entro il 2019 Roma avrà 14 nuovi hotel di lusso, rispetto ai 36 del 2016, secondo l’ex assessore al turismo Adriano Meloni. Sono in corso e si annunciano i lavori di riconversione per l’ex Zecca dello Stato in piazza Verdi, Palazzo Marini, due edifici settecenteschi in Via Liguria, l’ex sede di Forza Italia in via dell’Umiltà, l’ex sede BNL di via Bissolati, l’ex sede INPS in piazza Augusto Imperatore, un edificio del ‘900 vicino al Viminale dove ha sede l’Istat, Palazzo Cavour – un complesso di sei edifici a Monti, di cui uno diventerà un albergo a 4 stelle, di proprietà di Prim spa, che in via Ticino ha demolito un villino ai sensi del Piano Casa.
In vendita, sul sito di Cassa Depositi e Prestiti, anche Palazzo Medici Clarelli in Via Giulia: «L’edificio, risalente alle metà del secolo XVI e una volta dimora della famiglia de’ Medici, permette oggi l’insediamento di funzioni ricettive, residenziali e direzionali». In via del Governo Vecchio Palazzo Nardini, inserito in un fondo immobiliare della Regione Lazio, è già stato venduto.
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Scritto di molto interesse per comprendere le relazioni che intercorrono tra i processi di trasformazione dei benefici della rendita fondiaria che dalla proprietà privata locale e censita passano ad una proprietà indifferente di soggetti finanziari globali non censibili e come tali non sanzionabili. Questo è quanto ho colto…. CHE FARE?