Roberto, il giocattolaio di Trastevere: ritratto di una Roma che non esiste più


I ricordi nella bottega a San Cosimato: «Ora mie clienti sono Martina Stella e Cristiana Capotondi». Quel giorno che uccisero er Negro: «‘Na scena tremenda. Ma con la banda della Magliana se stava mejo…»

L’ironia non gli manca. Esce dal suo bugigattolo affacciato su piazza San Cosimato, facendosi largo tra gli scaffali colmi di Barbie, Lol Surprise, fucili laser e super eroi, e lancia un’occhiata alla vetrina brunita a fianco. «Lo sai che a Napoli pagano bei sordi pe’ avecce ‘n vicino come il mio?»

Già, una figata: onoranze funebri. «Dicono che porta fortuna…» Roberto Palma, 71 anni, er giocattolaro di Trastevere, dai tempi in cui abitava con padre, madre, fratello e sorella in una stanza in subaffitto in via Mameli («il bagnetto era sempre occupato e se mescappava la facevo in cortile, pijando ‘n sacco de pizze dalla sora Cesira») sì che ne ha viste tante. E mica solo favole a lieto fine…

Roberto Palma, 71 anni, er giocattolaro di Trastevere. Fonte foto: Roma Corriere

«Ce l’hai presente er Negro? Giuseppucci, vojo di’… Uno dei capi della banda della Magliana?» Sì, ma non per averlo frequentato di persona… «Franco, insomma! Quel sabato, come ar solito, era stato alla bisca, tre serande più avanti, dove ora c’è il ristorante. Fu ‘na scena drammatica, tremenda. Esce, sale sulla R5, due in moto accostano e je sparano quasi a bruciapelo».

Correva l’anno 1980: i tifosi giallorossi erano in fibrillazione per l’arrivo dal Brasile di un certo Paulo Roberto Falcao, ma a partire da quel 13 settembre la cronaca nera balzò in primo piano. «Franco era uno tosto. Già in coma, coi proiettili ‘n panza, accenne er motore, sfreccia qua davanti, perché all’epoca nun c’era er senso unico, svolta in via Morosini e ‘mbocca al pronto soccorso del Regina Margherita. Nunvoleva proprio stira’…»

«Una volta eravamo ‘na comunità, lo spirito popolano si sentiva. Le battute, le pacche sulle spalle, la solidarietà spontanea davano umanità, calore. Al norcino je dicevi: ahò, te pago a fine mese…»

E dunque Roma com’era, raccontata da chi c’era? Prendi San Cosimato, la piazza-paese di Trastevere. In tempi recenti ha vissuto momenti di gloria con i film all’aperto: il tutto esaurito c’è stato, guarda caso, quando Gigi Proietti è venuto a parlare di Febbre da cavallo.

È il fascino degli anni Settanta: belli, sanguigni e anche parecchio mitizzati, grazie a certe serie tv. «Bei tempi, quanno accopparono er Negro…» Tesi ardita, eppure fascinosa: se la città ha perso l’anima e s’è incarognita – a sentir loro, i trasteverini doc – è anche perché i cattivi della bdM non ci sono più. «Il Dandi e compagnia cantante hanno sbajato, certo. Quannoso’ entrati ner traffico de droga, se so’ montati la testa. Ma prima, in un certo senso, nun erano male. Garantivano ordine, protezione. Si te conoscevano te rispettaveno…»

La Banda della Magliana

Nostalgia canaglia. Roberto er giocattolaro per lavoro regala sogni e sorrisi («Cosa c’è di più bello degli occhi di un bambino che scarta i pacchi di Natale?») e forse per questo è incline al romanticismo. «Una volta eravamo ‘na comunità, lo spirito popolano si sentiva. Le battute, le pacche sulle spalle, la solidarietà spontanea davano umanità, calore. Al norcino jed icevi: ahò, te pago a fine mese… Giù in via Morosini, al vini e oli, fasse‘n goccetto col sor Attilio era ‘n piacere».

Sulla piazza aprivano quattro forni. I reduci, oltre a lui, sono Gianni er feramentaro, più su, accanto a dove c’era il cappellaro e ora l’ottico, e Bruno il tappezziere, che al Negroquel giorno staccò due assegni per debiti di gioco, poi trovati in tasca al morto.

L’unico grande magazzino era la Standa, a viale Trastevere. «Oggi invece è tutto snaturato, dettano legge i mini-market bengladini!» Come se ne esce, Roberti’? «Intanto dando foco a ‘sti aggeggi!» Ed estrae dalla tasca il telefonino. «Ormai so’ tutti digitalizzati. La gente passa e nun stacca l’occhi dall’iPhone. Nun chiedono più neanche ‘ndo ‘sta Santa Maria, o er Fontanone. Vanno su Google map, se fidano e magari se ritroveno a Caracalla. Ascolta a me: arriveremo al punto che i bambini la Befana se la faranno veni’ a casa con un clic».

Quelli della bdM saranno stati pure malacarne, ma quanto ci si divertiva… «Arvaro er coloraro l’hai conosciuto?» No, mai avuto il piacere. «C’aveva il negozio di vernici. Era un po’ tonto, ‘mbranato. E quei 4-5 che comandaveno sulla piazza, da gran fiji de ‘na mignotta che erano, lo mettevano sempre in mezzo».

Cioè? «Un giorno Arvaro arriva con la 600 fiammante, tutto orgoglioso, e nel parcheggia’ nun riesce a anda’ ‘ndietro. Allora loro che s’inventano? Arva’, je dicono, t’hanno venduto la macchina senza retromarcia! Va’ a protesta’ alla concessionaria!»

Scherzi memorabili, diventati leggenda del rione. «Lui abbocca e se precipita a viale Manzoni, alla Fiat. Entra e strilla: Capofficina, vie’ qua! Che cazz… avete fatto? Ve siete scordati de monta’ la marcia indietro? E loro acquattati all’ingresso, senza fasse riconosce’, piegati ‘n due dalle risate».

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