Il Made in Italy che nasce dal legno: le creazioni artigianali di Cindy Leper


L’Italia si è sempre distinta per eccellenza creativa nel settore orafo. Ma negli ultimi anni Cina e India hanno messo in difficoltà i nostri artigiani. La storia di Isabella Rosa, in arte Cindy Leper, è una storia di riscatto del settore orafo italiano (anche grazie al digitale)

L’Italia si è sempre distinta per eccellenza creativa nel settore orafo. Negli anni Novanta il Belpaese era il maggiore produttore di oreficeria in Europa, coprendo il dieci per cento della domanda globale. Ma dal 2000 in poi siamo stati superati dai prodotti provenienti da Cina, Hong Kong e India.

Nell’ultimo rapporto del Club degli Orafi Italia si evince come il settore orafo italiano ha comunque registrato una buona crescita delle esportazioni di valore, di circa il 12 per cento.

Le creazioni di Isabella Rosa in arte Cindy Leper

Tuttavia, come riportava tempo fa anche un articolo del Sole 24 Ore, il quadro generale è positivo per le grandi aziende, mentre le piccole aziende artigianali si trovano in difficoltà, perché ciò che conta per il consumatore medio è il marchio. Eppure in Italia c’è ancora chi vuole fare la differenza in questo settore.

È questo il caso di Isabella Rosa, in arte Cindy Leper. Questa giovane donna italiana realizza gioielli utilizzando materiali organici – come il legno – e ha iniziato ad aprirsi al mercato internazionale con il marchio Cindy Leper.

Negli anni Novanta il Belpaese era il maggiore produttore di oreficeria in Europa, coprendo il dieci per cento della domanda globale. Ma dal 2000 in poi siamo stati superati dai prodotti provenienti da Cina, Hong Kong e India.


Chi è Isabella Rosa?

È una storia tortuosa. Ho studiato antropologia all’Università; successivamente mi sono occupata di grafica per circa due anni. Ma ho sempre avuto la passione per il craft e il settore dell’hobbistica in generale. All’inizio il mio era un progetto piccolo, che non aveva intenzione di diventare una vera e propria azienda. Ho sperimentato varie tecniche nel corso del tempo e poi ho deciso di iniziare seriamente, lavorando soprattutto su volumi importanti. Ho scelto di utilizzare il legno perché si presta molto bene alle geometrie che realizzo.

Tuo padre era un artigiano. Tu una vera e propria artista. Perché hai deciso di recuperare l’attività artigianale del legno?

Ho pensato a un recupero dell’artigianato ripartendo dal basso, dal fare le cose concretamente. Questo mi ha aiutata soprattutto all’inizio, per la mia formazione. Diciamo che avevo sempre un piede nella progettazione e un piede nella realizzazione degli oggetti, senza trascurare l’innovazione. Certo, è ancora tutto in fase di crescita, non ho un segmento preciso di mercato, ci sono ancora tutte le problematiche del “partire dal nulla”, ma non mi lascio scoraggiare.

Come si è sviluppata la tua attività dopo la partecipazione a Botteghe Digitali?

Per me è stata una continua crescita. Con il tempo ho capito cosa andava e cosa dovevo lasciar perdere. C’è stato un grande lavoro non solo di analisi del progetto, ma anche del modello di business. Questo perché è un progetto molto giovane e dal punto di vista imprenditoriale non era una realtà ben strutturata. Ovviamente c’è ancora molto da fare, è un lungo percorso. Però sento che mi sto definendo come professionista: la mia è un’attività di designer che può avvalersi della parte artigianale. Adesso le direzioni sono molteplici: ci sono una gamma di prodotti che ho sviluppato negli anni, ma ora si è aperta anche la possibilità di lavorare come consulente per altre aziende. Cosa che prima non aveva pensato.

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