Riportiamo parte dell’intervista realizzata da Patrizia Artemisio a Giulio Anticoli, presidente dell’Associazione Botteghe Storiche, riguardo ai costi della crisi
Il peso che la crisi Covid-19 sta avendo sulle Botteghe, e in particolare su quelle storiche, non è un mistero. Questo soprattutto per il fatto che va a colpire un settore che già in precedenza non godeva di salute ottimale. Approfondiamo questo tema, molto serio, e a noi molto caro, grazie ad un nuovo contributo di Patrizia Artemisio, che ci ha gentilmente concesso di riportare la sua intervista a Giulio Anticoli, presidente dell’Associazione Botteghe Storiche di Roma.
Ecco di seguito un estratto:
Dicono tutti che il centro è vuoto. Il virus ha spazzato via il caos. Ha disperso la folla che impediva lo sguardo su Fontana di Trevi, i tifosi olandesi che scheggiavano la Barcaccia, gente venuta da chissà dove ad incidere il proprio nome sui marmi millenari del Colosseo.
E, certamente, ha bloccato gli schiavi del cartellino, piccoli consumatori abituali provenienti dalle più remote periferie, che tenevano in piedi bar e tavole calde. Fin qui, aprendo un po’ i nostri orizzonti, potremmo anche pensare che l’impensabile stia costruendo un nuovo e più moderno ponte verso il futuro.
Ma si stanno, a poco a poco, cancellando le coordinate: quei punti di riferimento che da oltre cinquant’anni sono il nord e il sud di milioni di incontri, l’est e l’ovest di quel clima festoso che rende Roma una delle città più accoglienti al mondo.
Le botteghe ed i negozi storici, in cui spesso le famiglie di artigiani e commercianti si sono tramandate la professione, rischiano di non sopravvivere al Covid.
Quali sono le perdite reali dovute alla pandemia lo chiediamo al Presidente dell’Associazione delle Botteghe Storiche Roma, Giulio Anticoli.
“Le perdite sono state importantissime – dice – nel centro storico vanno dal 40% in su, fino alla chiusura, nelle zone più periferiche un pochino meglio. Il problema è che manca totalmente il turismo. Gli alberghi infatti sono popolati per un cinque-dieci %, alcuni sono ancora chiusi”.
“Di aiuti specifici per le botteghe storiche non ne sono stati dati”
Quali aiuti sono stati offerti alle botteghe storiche dal Comune o dalla Regione?
“Di aiuti specifici per le botteghe storiche non ne sono stati dati. C’è un aiuto pre-Covid da parte della Regione Lazio nominato “piccolo credito” che ha stanziato 2 milioni di euro come fondo rotativo destinato alle botteghe storiche, per cui ogni attività può prendere fino a 50.000 euro restituibili in 5 anni a tasso zero. Ma andrebbero studiate delle politiche di riattivazione dell’economia, parlo di un abbattimento dell’aliquota Iva, ad esempio. Oppure creare dei risparmi, che potrebbero essere estrapolati alla diminuzione del cuneo fiscale, e metterli su una carta di credito prepagata, da spendere entro un anno nei circuiti del commercio nazionale. Questa ad esempio è una iniziativa adottata da un’importante banca europea che lo fa su alcuni investimenti, la banca ti riconosce un 1% extra dell’investimento che fai, te lo mette su una carta di credito prepagata ma se tu entro un anno non lo spendi, lo perdi”.
La sindaca, Virginia Raggi, ha istituito il certificato “Covid 19 safe” per gli alberghi di Roma. Crede possa servire?
“Quando entro in un albergo do per scontato che tutte le precauzioni siano state prese e che l’albergo sia a norma per la prevenzione del Covid. Io ad esempio nel mio negozio misuro la temperatura ai dipendenti tutte le mattine, me la misuro anch’io, faccio le pulizie con i prodotti specifici per sanificare e tutto quanto. Quindi dare la certificazione Covid 19 safe, a che serve? Vuol dire che ci sono delle falle nei controlli e quindi serve il controllo del controllo, il certificato del certificato?”.
“Il volano dell’economia del centro è il turismo, che ora però non c’è”
Sono pochi i romani che attualmente possono permettersi di vivere in centro, per far sì che almeno lo frequentino nel tempo libero, lasciare aperti i varchi potrebbe essere utile?
“Assolutamente sì! Ce lo insegnano gli antichi romani che costruivano arterie specifiche per far sì che il commercio si sviluppasse, quest’ultimo ha sempre viaggiato con efficacia dove non c’erano ostacoli. In un momento come questo mettere dei varchi inutili in un centro storico che si presenta deserto di turisti, evidenzia la totale mancanza di visione degli addetti alla mobilità che non comprendono la necessità di rendere il centro accessibile ai romani. Il problema economico che apparentemente è dei commercianti è in realtà una crisi economica che vive tutta la città. “
“Certamente il volano per l’economia del centro è sempre stato il turismo, che ora non c’è, purtroppo aggravato dalla chiusura dei voli dall’America, dal quale Paese proviene buona parte del turismo ricco. Facciamo almeno in modo che andare a fare un acquisto nelle vie dello shopping sia semplice, cerchiamo di non togliere neanche un centesimo all’economia locale”.
Leggi la versione integrale dell’intervista su Abitarearoma.it.
Intervista di Patrizia Artemisio.