La Basilica di Santa Maria Maggiore è uno dei tanti meravigliosi edifici sacri che costellano la Città Eterna. Alla sua fondazione è legata una leggenda antica, c’entrano una coppia di patrizi, un papa e una nevicata in pieno agosto…
La Basilica di Santa Maria Maggiore è uno dei tanti meravigliosi edifici sacri che costellano la Città Eterna, uno dei grandi simboli di Roma, dei Papi e della Chiesa Cattolica – e se ci si limitasse ‘solo’ a questo, la basilica probabilmente non sarebbe particolarmente degna di nota, una goccia persa nel mare di storia e bellezza che è l’Urbe.
Per sua fortuna, però, non è ‘solo’ quello. Santa Maria Maggiore non ha solo una lunga storia e altrettanto lunga tradizione alle spalle, ma anche una leggenda.
Cenni storici
Eretta da Papa Sisto III (pontefice dal 432 al 440 d.C.) perché fosse dedicata al culto della Madonna, in seguito alla deliberazione del Concilio di Efeso del 431 d.C. che ne aveva riconosciuto la divina maternità, essa venne costruita su quella che si presume essere una villa romana d’età tardoimperiale, a giudicare dalla caratteristica struttura muraria, dalla pavimentazione e alle basi delle colonne rinvenuta.
Quale che sia la sua precisa origine, Sisto III non si accontentò soltanto di una nuova basilica ma commissionò anche l’imponente serie di 42 pannelli delle ‘Scene Bibliche’ che a tutt’oggi impreziosiscono la navata centrale e l’arco trionfale, rappresentando la più importante fonte sull’arte musiva del Basso Impero.
Nel XIII secolo la basilica venne ingrandita sotto Niccolò IV, che ne fece ricostruire l’abside, la arricchì di mosaici e fece creare una nuova facciata decorata dai mosaici di Filippo Risuti; altri cambiamenti seguono nel XV secolo col completamento del pregevolissimo soffitto a cassettoni, opera di Giuliano di Sangallo col primo oro giunto giunto dall’America e dono dei celebri ‘reyes catolicos’ Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia.
Del 1743 è la facciata attuale della basilica, commissionata da Benedetto XIV a Ferdinando Fuga – facciata che, pur coprendo i mosaici del Risuti, ha inconsapevolmente contribuito a preservarli dagli effetti del tempo e dell’incuria; e del 1937 è l’ultimo ritocco di cui si ha notizia, con l’installazione a destra della Porta Santa di una seconda porta dai rilievi bronzei raffiguranti l’Incarnazione.

Lo splendore degli interni della Basilica
La leggenda
4 agosto 352 d.C., Roma.
È notte fonda, ma qualcuno nella Città Eterna non dorme sonni tranquilli: è il pontefice di quei tempi, Papa Liberio, e sta sognando la genitrice del Salvatore. Ella ha un messaggio piuttosto inconsueto per lui, una premonizione – all’indomani mattina, dice, sarebbe avvenuto un evento quantomai inconsueto, e che ove quell’evento si sarebbe verificato Liberio avrebbe fatto edificare e dedicare una chiesa a lei.
4 agosto 352 d.C., Roma.
È ancora notte fonda, e ancora qualcuno nella Città Eterna non dorme sonni tranquilli: stavolta, però, il soggetto è completamente diverso.
Un vecchio e ricco patrizio romano, di nome Giovanni, e la sua consorte vedono i propri sogni turbati da una curiosa apparizione – una donna ammantata di blu li avverte di un misterioso evento che sarebbe accaduto l’indomani, e ordina loro di edificare e dedicare a lei una chiesa.
I tre s’incontrano lì, sul colle imbiancato dalla neve, e riconoscono gli uni negli sguardi e nella trepidazione degli altri la propria. La decisione è presto presa – sul Colle Esquilino sarebbe nata la Basilica tanto agognata da entrambe le parti, e proprio su quella neve cominciano a tracciare il perimetro delle mura.
Se questi fossero stati semplici patrizi romani dei secoli precedenti, l’apparizione in sogno della Madonna sarebbe stata un semplice spreco, parole al vento soffiate contro a dei pagani: ma quelli non erano più i tempi di Augusto, di Nerone e di Commodo, il paganesimo era in costante declino e più e più romani si convertivano al Verbo.
Giovanni e la sua compagna, pur non essendo ancora convertiti, appartengono a questa ‘nuova’ generazione – tanto da aver già deciso di donare i propri considerevoli averi per la costruzione di un tempio a Maria, con gli unici problemi di non essere ancora riusciti a decidere un sito adeguato per accoglierlo, uno stile per edificarlo e la manodopera da assumere.
5 agosto 352 d.C., Roma. Colle Esquilino.
È mattina inoltrata, il sole è alto nel cielo e picchia sulla pelle dei romani forte come solo il sole d’estate sa fare – ma, per una volta, la gente ha altro sulle labbra oltre alle solite lamentele per la calura.
Che faccia caldo d’estate è normale, nulla di sorprendente, dicono tutti, ma quando mai è capitato che nevicasse in pieno agosto? Papa Liberio da una parte e l’anziana coppia di patrizi dall’altra, apprendendo della notizia, pensano immediatamente alla stessa cosa e si precipitano all’Esquilino – è un segno, chiaramente, e il segno che la Madonna aveva loro preannunciato in sogno!

A Roma il 5 agosto di ogni anno la leggenda viene ricordata con un imbiancata di neve artificiale
I tre s’incontrano lì, sul colle imbiancato dalla neve, e riconoscono gli uni negli sguardi e nella trepidazione degli altri la propria. Si domandano se anche loro avessero sognato quella donna, si sorprendono e si commuovono osservando il miracolo in atto attorno a loro e la sottigliezza delle vie che il Signore sceglie per il proprio agire, ed osservano ammirati come Egli non avrebbe potuto mandare segno migliore della neve, simbolo di candore e purezza.
La decisione è presto presa – sul Colle Esquilino sarebbe nata la Basilica tanto agognata da entrambe le parti, e proprio su quella neve cominciano a tracciare il perimetro delle mura.
Così nacque la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Secondo la leggenda, quantomeno.
Neve d’agosto: tra mito, arte e realtà
Con ogni probabilità, e magari nemmeno serve menzionarlo, la leggenda sulla sua fondazione è semplicemente quello: una leggenda, per quanto suggestiva possa essere. E forse è meglio così, a ben vedere.
La mondana realtà della sua costruzione un secolo più tardi come ‘comune’ simbolo di devozione difficilmente avrebbe dato origine a molte delle meravigliose opere d’arte che ruotano attorno a quella storia: dal pregevole bassorilievo sotto l’abside ritraente Papa Liberio intento a tracciare i confini della futura Basilica al capolavoro di Masolino da Panicale, che ritrae il medesimo episodio in un’imponente tempera su tavola a sfondo dorato, si può a buon diritto dire che qui la fantasia, e l’arte che ha sprigionato, è di gran lunga preferibile alla realtà.