Il Paesino Siculo che diventa Museo all’aperto


Grotte, in provincia di Agrigento diventa un Museo all’Aperto grazie alla street art.

Il paesino di Grotte era un luogo come tanti, afflitto da quello spopolamento che spesso si verifica nella provincia e che può diventare un sinonimo di abbandono e degrado. L’associazione “La Biddina” però, ha ridato vita a questo luogo grazie ad un progetto di street art che lo ha reso un Museo all’Aperto.

La Biddina” deve il suo nome alla bellissima ragazza di una leggenda locale. Tormentata dalla maldicenza e da una delusione d’amore la Biddina si gettò in una palude e si tramutò in serpente, divenendo un simbolo di cambiamento. Un cambiamento che è ben incarnato dall’associazione, formata da un gruppo di trentenni del paese.

Dopo essersi laureati come fuori sede, Nino Caltagirone, Antonio Licata, Filippo Lo Presti e Alessandra Marsala hanno preso una decisione coraggiosa: tornare nel loro luogo d’origine e valorizzarlo.

Oggi, al netto di due anni di lavoro, l’Associazione è riuscita ad attirare in città molti esponenti della street art, che hanno fuso i concetti più moderni di quest’arte con l’antica tradizione della pittura murale.

La facciata di una chiesa di Grotte

Uno scorcio sul centro di Grotte (Ag)

Più del semplice turismo

Non si tratta di un rilancio orientato al semplice turismo, anzi, i ragazzi della “Biddina” dichiarano di non avere “velleità turistiche”.

Oggi il centro storico di Grotte, nella frazione di San Nicola è divenuto un vero e proprio Museo all’aperto, con circa quindici opere disseminate per le strade. Tra i diversi artisti che hanno dato il loro contributo nell’ultimo anno citiamo Antonio Curcio, Antonio Fester Nuccio, Giusi Di Liberto, Alessandra Di Paola, Ema Jons, Alberto Ruce e Gutan. Lo scorso anno invece, hanno dipinto Ligama, Demetrio Di Grado, Luvi e Make.

L’arte non ha tardato ad attirare nuova popolazione, in particolare una comunità Ceca, che si è stabilita nel centro e gli ha ridato vita.

Ora l’associazione progetta di dar vita a due festival annuali dedicati all’arte di strada, in modo da valorizzare e celebrare la rinascita del paese.

Come il mitico serpente da cui prendono il nome, i ragazzi vogliono farsi promotori del cambiamento, di un mutamento della pelle del paese. Un mutamento che può permettergli di continuare a esistere e a evolversi anche nei tempi a venire.

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