il mestiere del tappezziere nell’era del digitale


Dal 1953 la famiglia Druetta, in provincia di Como, porta avanti un’antica tradizione artigianale. Gabriele e Veronica hanno deciso di proseguire il lavoro del nonno e del padre, con uno sguardo verso il futuro. La professione del tappezziere non è mai stata così all’avanguardia

In un mondo dove ormai la tecnologia e il digitale hanno preso il sopravvento, molte professioni sono diventate, nel pensiero comune, ormai sorpassate. Piccoli artigiani locali come il calzolaio, il tappezziere, il sarto vengono considerati come “in via d’estinzione” e senza possibilità di riscatto.

E invece esistono realtà che hanno saputo cavalcare l’onda della modernità, persone che non si sono fatte scoraggiare dal nuovo che avanza ma che, al contrario, sono riuscite a portare la loro professione ad un livello successivo proprio grazie all’era digitale.

Gabriele Druetta. Fonte foto: linkiesta.it

Le eccellenze del Made in Italy rappresentano oggi più che mai il nostro vantaggio competitivo nei campi più svariati, dall’alimentare al manifatturiero. Punti chiave del successo sono il prestigio, la qualità e l’esclusività.

Ma non solo: attraverso l’uso di tecnologie digitali, l’artigianato italiano sta attuando una vera e propria rinascita; si riscopre, si rinnova e prende sempre più consapevolezza della sua grande forza. È la storia, ad esempio, di Gabriele e Veronica Druetta, due giovani italiani della provincia di Cuneo che hanno coraggiosamente deciso di continuare un’antica tradizione familiare.

Dal 1953 a Moretta, un piccolo comune piemontese con poco più di 4 mila abitanti, la famiglia Druetta porta avanti una tradizione di alto artigianato nel settore della tappezzeria.

Nel corso degli anni il laboratorio si è evoluto da bottega a centro di progettazione e produzione artigianale, per offrire un servizio completo negli interventi di riparazione, restauro e realizzazione di mobili e decorazioni su misura: da divani e poltrone a tendaggi per interni ed esterni, dall’arredamento domestico agli interni per la nautica.

E grazie al digitale, i giovani fratelli Druetta hanno saputo rendere ancora più competitiva la loro attività. Abbiamo intervistato Gabriele Druetta, per capire cosa li ha spinti a questo cambiamento.


Cosa ha rappresentato per voi questa rivoluzione digitale?

Tutti gli sviluppi dell’industria hanno toccato poco il nostro settore. A differenza della falegnameria che si è industrializzata, poiché facilmente meccanizzabile, il lavoro del tappezziere è invece su misura. È una dimensione più contenuta, perché bisogna realizzare progetti singoli. L’evoluzione del digitale ha però avuto un forte impatto, perché è stato così possibile non solo aumentare il grado di comunicazione con il cliente, ma anche permettere di fargli vivere un’esperienza.

Infatti adesso utilizzate gli scanner 3D…

Sì. Il cliente prima poteva vedere i tessuti ma non sempre riusciva a immaginare il progetto finale. Invece con il digitale riusciamo a portare davanti agli occhi un risultato finito. È difficile spendere a occhi chiusi ormai, ma grazie a questo piccolo cambiamento riusciamo anche a fidelizzare il cliente.

Come affrontate il fatto di lavorare in un settore costantemente minacciato dalla grande distribuzione?

Dieci anni fa molte persone del nostro settore vedevano la competizione con i grandi marchi come Ikea un problema; avevano paura che avrebbero mangiato tutto il mercato. Noi invece lo abbiamo sempre visto come elemento utile per pulire il mercato. È giusto avere target differenti e soddisfare i bisogni in base al budget. L’importante è capire dove si vuole andare: non bisogna fare una guerra sul prezzo, perché così non ci sarebbe vittoria per noi. Abbiamo preferito puntare sulla dinamicità e sulla rapidità per entrare nella nicchia di mercato di chi fa pezzi su misura. E penso sia stata la scelta giusta.

Intervista a cura di Tatiana Sharon Vani, continua a leggere su linkiesta.it

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