Come cambia il modo di fare impresa, di essere artigiani e creativi di fronte alle sfide della rivoluzione digitale e tecnologica che stiamo vivendo? Un interessante punto di vista sulla questione ce lo fornisce Joseph Mineri, segretario generale della Confartigianato Imprese Cuneo.
Qualcuno ha detto che “artigiano si nasce non si diventa”. Indubbiamente l’estro, la passione e l’inventiva – caratteristiche pregnanti “dell’essere artigiano” – sono doti che per certi versi sono innate, e difficilmente possono essere trasmesse… ma è pur vero che con costanza e pazienza si possono raggiungere risultati di eccellenza.
Non so quindi fino a che punto sia vera questa affermazione. Quello di cui, forse, si può essere più certi è che “imprenditori non si nasce, ma ci si prepara (ogni giorno) ad esserlo”. Oggi la nostra economia, il nostro modo di vivere e, più in sintesi, tutti noi, stiamo attraversando uno dei periodi di cambiamento più intensi della storia e, nessuna azienda e nessun settore ne sono immuni. Il mondo dell’imprenditoria e ciascuna nostra impresa, dalla più piccola micro impresa alla più strutturata, deve essere pronta ad affrontare in modo dinamico nuove strade, nuove soluzioni, nuove idee di fare impresa e ricavi per adattarsi alla velocità richiesta dai mercati e dei clienti, sempre meno pazienti e sempre più esigenti.
Oggi nessuno è immune dalla Digital trasformation, la nostra vita quotidiana e la nostra vita professionale, sono pervase dall’informatica, ma un’informatica che giorno dopo giorno entra negli oggetti (il cosiddetto “internet delle cose”), modifica processi (vedi l’ecommerce), abitudini e relazioni (vedi social e community). La robotica in modo inarrestabile sta entrando nei processi lavorativi e non solo in quelli più propriamente manifatturieri, pertanto, questa va gestita e governata all’interno delle nostre aziende, con un occhio di riguardo nei confronti del personale che necessità di essere costantemente formato e inserito in processi di riconversione.
In questa – da molti definita la “quarta rivoluzione industriale” – è davvero necessario saper compiere un salto di qualità in termini di diffusione e utilizzo del digitale nei processi produttivi e nella comunicazione
Essere imprenditori oggi significa esserlo “a tutto tondo”, conoscere benissimo non solo il proprio settore lavorativo, ma avere competenze trasversali in altri comparti, in altre discipline ed, ora più che mai, anche un po’ informatici e esperti di
innovazione. E proprio la parola “innovazione” sembra essere sempre più “di moda” nel mondo del lavoro, andando di pari passo con le nuove possibilità offerte dagli strumenti informatici e digitali, con la consapevolezza che esistono lavorazioni artigianali di
altissima qualità che non saranno mai soppiantate da un robot.
Fatte queste premesse, è quindi forse più giusto parlare proprio di un diverso approccio alla gestione aziendale, una differente “cultura aziendale”, che permetta di capire meglio le potenzialità di nuovi prodotti e processi produttivi, le mutate dinamiche di mercato, le esigenze dei clienti, il contesto di riferimento. La vera sfida non è quindi decidere ora cosa si farà domani (o come, o con chi). Sarà invece strategico e fondamentale per il futuro dell’azienda dotarsi di un modello strutturato a gestire il percorso di trasformazione in maniera reattiva, flessibile e sostenibile.
In questa – da molti definita la “quarta rivoluzione industriale” – è davvero necessario saper compiere un salto di qualità in termini di diffusione e utilizzo del digitale nei processi produttivi e nella comunicazione, integrando in modo armonico nuove tecnologie digitali e nuovi approcci manageriali con le tecnologie e i metodi tradizionali di fare impresa.