I segreti delle dodici Tazze dell’imperatore


Ieri sera si è tenuta l’ultima conferenza organizzata dall’Università degli Orefici per questo anno accademico, presso la Chiesa di Sant’Eligio degli Orefici.

stefaniewalkerLa storica dell’arte Stefanie Walker ha illustrato la travagliata storia delle dodici Tazze dell’imperatore e ha raccontato alcune curiose notizie riguardanti la collezione degli argenti del Cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621), il primo proprietario conosciuto delle dodici Tazze e uno dei più grandi collezionisti del tardo Rinascimento.

Sulle tazze aleggiano molti enigmi ai quali si può rispondere solo parzialmente. Non sappiamo chi le abbia realizzate né chi le abbia commissionate. Sappiamo, però, con certezza che nel 1603 appartenevano al Cardinale Pietro Aldobrandini perché vengono registrate nel suo inventario scoperto recentemente da Stefanie Walker. Per quanto riguarda l’autore, potrebbe trattarsi di un artista del Nord Europa che lavorava in Italia. Nelle tazze, infatti, si può notare un’influenza nordica in particolare nell’architettura degli edifici.

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Photo Credit: sotheby.com

Le tazze, in argento dorato, sono costituite da un piatto arabescato sul bordo diviso in quattro sezioni finemente cesellate raffiguranti scene riprese dall’opera biografica di Svetonio, “Le Vite dei dodici Cesari”. Le scene non sono rivolte verso lo spettatore, ma verso la statua dell’imperatore di profilo che si trova posizionata al centro della tazza su un piccolo piedistallo.

Le tazze della collezione Aldobrandini si differenziano tra loro per il piede di sostegno: 6 presentano, infatti, una decorazione più elaborata di stile spagnolo con profili, trofei d’armi, grappoli di frutta e maschere. La maggior parte degli studiosi pensa che i piedi di sostegno siano stati sostituiti in un secondo momento da un proprietario successivo, Frédéric Spitzer (1815-1890), che le fece anche dorare.

Dopo secoli trascorsi passando da un proprietario all’altro in ogni parte d’Europa e recentemente anche in America, le tazze mantengono inalterato il loro fascino e nascondono ancora intriganti segreti.

Di Beatrice Denaro

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