Continuiamo ad esplorare le vie della capitale legate agli artigiani
La nostra rubrica dedicata alle vie di Roma e all’impatto del saper fare sul genius loci non poteva certo prescindere da Via delle Botteghe Oscure.
Il nome stesso ci parla di artigianato, anche se l’aggettivo “oscure” sembra presagire la triste fama che la via acquisirà durante gli Anni di Piombo.

Ma prima di queste pagine più cupe della storia, Via delle Botteghe Oscure ha avuto una storia lunga e strettamente legata al saper fare. Come testimoniano gli scavi della Crypta Balbi, il luogo dove ora sorge la via accoglieva uomini e donne operose fin dalla preistoria, periodo che lascia dietro di sé moltissimi utensili.
In epoca romana, il console Lucio Cornelio Balbo ne fece la scena del suo teatro e del Porticus Minuciarius Frumentaria. Nelle arcate in penombra di quest’ultimo, durante il periodo medievale, si insediarono diversi cordai, tessitori e fabbricanti di coperte, proprio come era accaduto nel Teatro Marcello.
L’ambiente abbastanza tetro diede loro il nome di apothecas oscuras divenuto poi botteghe oscure. Durante il XIX secolo le botteghe furono progressivamente abbandonate e l’allargamento, della strada durante gli anni trenta eliminò molte delle attività rimanenti.
Tutt’ora comunque rimane un luogo operoso, con negozi artigiani d’eccellenza in piena attività e tutt’altro che oscuri.