Da tempo le piccole librerie della Capitale soffrono di una crisi che rischia di schiacciarle. Ma chi c’è dietro questo “delitto perfetto”? Un reportage dello Scrittore Claudio Morici tenta di rispondere a questa domanda.
“Nel 1992 avevo vent’anni, volevo fare lo scrittore e allora mi capitava di entrare in libreria e di rubare libri. Mi sentivo in diritto, era una sorta di borsa di studio che mi davo da solo, visto che di lì a poco ne avrei scritto di bellissimi anch’io.”
ci racconta Morici prima di iniziare la sua “indagine”.
L'”assassino” che cerca dev’essere un vero professionista, poiché secondo la Confcommercio, sono ben 223 le librerie che dal 2007 al 2017 hanno chiuso i battenti.
E il fenomeno non interessa solo le piccole librerie di quartiere, ma anche grandi marchi come Croce, Fanucci, Remainders e Fandango incontro.
Nel suo reportage, pubblicato per intero su Internazionale.it, lo scrittore in veste di detective elenca i possibili indiziati per questa strage. Primi fra tutti le grandi catene, come Mondadori e Feltrinelli, che essendo sia produttori che distributori rischiano di schiacciare le piccole imprese familiari.
Ma i titani della distribuzione non sono i soli sospettati, anche perché hanno un alibi. Le piccole realtà di quartiere oggi si sforzano di diventare punti di riferimento, organizzando eventi e creando comunità, qualcosa che le grandi catene non possono fare.
Pare però che l’e-commerce di Amazon sia solo un complice del colpevole più probabile: il calo dei lettori.
Scrive Morici:
“In effetti i dati [sulla lettura ndR] sono drammatici. Per citarne due: in Italia il 32,3 per cento dei laureati non legge nessun libro. E siamo all’ultimo posto in Europa sulle competenze di comprensione dei testi e di lettura, secondo l’ultimo rapporto dell’Aie.”
Certo non aiuta l’atteggiamento della politica, che tassa i libri come beni comuni, “come sacchi di patate” osa dire Morici.
In realtà pare non ci sia un singolo assassino dietro la scomparsa delle librerie, ma una serie di fattori. Salvarle è possibile? Chissà, noi di Roma Artigiana speriamo di sì.
Per approfondire leggi il reportage completo.