Intervista con il designer Massimo Menichinelli, autore di FabLab e Maker (Edizioni Quodlibet studio design). Che cos’è il movimento dei makers? Cosa sono i fablab? E quale ruolo hanno gli artigiani? Intervista tratta dal portale “Ninja Marketing”
Il movimento makers c’è, esiste, cresce e si trasforma: modelli di business più efficaci, strutture societarie più solide, un rapporto meno amatoriale con i grandi player del mercato.
Ma senza perdere l’identità che ha reso i fablab qualcosa di speciale, non un’officina, non un’associazione, non un service, non un coworking, ma tutte queste cose insieme e molto di più. Si diventa grandi, anche a costo di qualche perdita eccellente: come la chiusura di Fablab Manchester.
A voler fare a tutti i costi una sintesi, è questo quello che succede quando si incontra Massimo Menichinelli, un designer prima di tutto, che ha insegnato Digital Fabrication e Open Design presso l’Aalto University (Helsinki, Finlandia), Open Design alla SUPSI (Lugano, Svizzera) e Digital Fabrication per la Fab Academy (WeMake – Opendot, Milano).
I fablab sono spazi dentro i quali i maker possono lavorare principalmente con tecnologie e processi di fabbricazione digitale, con una cultura della condivisione e della collaborazione, sia per progetti profit che no-profit. I fablab nascono per democratizzare la fabbricazione digitale.
Ha lavorato allo sviluppo di diversi fablab in Italia (ha progettato il MUSE FabLab di Trento) e all’estero. E’ project manager all’interno dello IAAC | Fab Lab Barcelona e si occupa anche di Fablabs.io, il sito della Fab Foundation che si occupa, tra l’altro, di diffondere le linee guida sui fablab e che tiene aggiornato l’elenco dei fablab nel mondo.

Massimo Menichinelli, autore di Fab Lab e maker. Laboratori, comunità e imprese in Italia. Edizione Quodiblet
Menichinelli è anche autore di FabLab e Maker (Edizioni Quodlibet), volume pubblicato nel 2016 e presentato nel corso della Maker Faire di quell’anno.
Due anni dopo ecco cosa ci ha detto dei fablab, dei makers, del movimento e della Maker Faire Rome: in attesa di incontrarlo durante la manifestazione.
“Rispetto a quando il libro è stato scritto – ha detto a proposito del rapporto tra makers, big player e corporate – ci stanno conoscendo di più”. Anche se “è ancora un momento in cui dobbiamo farci capire”.
Chiunque può essere un maker, ma la dimensione digitale e di comunità sono un punto fondamentale, che non tutti i creatori di artefatti condividono.
Dal MIT a Torino
Un passaggio prezioso per fare il punto con l’autore su cosa sia un fablab, quali tecnologie utilizza, sulla storia della community in Italia, sugli aspetti economici e sociali, e soprattutto la relazione tra fablab, maker e design.
“E’ un po’ il punto su anni di studio, di lavoro, di progettazione, in giro per il mondo e per fablab. Non è un libro che solo uno specialista può capire”, così l’ha delineato il suo autore, che, non è inutile ricordarlo, è prima di tutto un designer.

Fablab Roma Makers Garbatella.
“Il fablab? E’ una sorta di esperimento”, ha detto. “E lo spirito interessante è proprio farlo in un modo sempre diverso”, in base anche al rapporto con il territorio e alla rete che si viene a creare. “Non in modo automatico, non è un club. La rete si costruisce con eventi, progetti comuni, riunioni”.
Anche per Chris Anderson chiunque può essere un maker, ma la dimensione digitale e di comunità sono un punto fondamentale, che non tutti i creatori di artefatti condividono.
Gli anni dei pionieri
Ecco, Maker Faire Rome 2016 (il libro è stato presentato alla prima edizione che si è tenuta alla Nuova Fiera di Roma, ma è stato pensato a partire da luglio 2015) e Maker Faire Rome 2018, due date, più o meno due anni.
Eppure per i makers (e per l’economia digitale nel suo complesso) si è trattato di 24 mesi con un peso specifico molto più elevato di quanto non lo sia dal punto di vista strettamente cronologico. Dunque gli artigiani digitali e l’esplosione del fenomeno in Italia: tardi, rispetto agli altri Paesi. Stati Uniti, Spagna, Olanda, Francia. Poi nel 2011 FablabItalia a Torino e da lì gli artigiani digitali sono diventati protagonisti anche nel nostro Paese.
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