Castagnacciaro.
A Roma, già nel secolo XVII, esisteva il venditore ambulante di castagnaccia o castagnaccio o pizza fatta con la farina di castagne. Il Castagnaccio portava con sé una padella bassa (di quattro, cinque centimetri) di rame stagnato, larga quanto la lunghezza di un braccio, in modo da poterla agevolmente incastrare tra il fianco e la mano, in posizione orizzontale, quando egli camminava. Con l’altra mano, oppure a cavallo sulla spalla, portava un trespolo di legno a croce che si apriva e stava in piedi, sul quale veniva appoggiata la padella (verso il 1915-1920) quando il castagnacciaro si fermava per aspettare i clienti.
Di solito sostava all’angolo delle strade dei rioni popolari, oppure vicino alle scuole. La padella conteneva due tipi di “pizza”. Quella di castagnaccio (sottile perché al castagnacciaro non gli conveniva di farla spessa, in quanto la vendeva “a superficie), che era fatta al forno, di farina di castagne e che era, quindi, di colore marrone scuro e la pizza di polenta – fatta con farina di granturco e di ceci – anche essa con pinoli ed uva passa nell’interno. Era bionda e sottile quanto l’altra.
Frittellaro.
Colui che produceva e vendeva le frittelle, principalmente all’aperto, soprattutto nel giorno della festa di S. Giuseppe, nel quartiere Trionfale dove esiste tuttora la chiesa del Santo.
Scrive Carlo Sabatini (1974): “È un’usanza simile a quella praticata dagli antichi romani proprio in questo periodo, durante il quale si celebravano le feste Liberalia: sacerdoti e sacerdotesse, con il capo ornato di fiori, percorrevano la città offrendo a Bacco – e per esso, subito dopo, ai cittadini già pronti… all’assalto – delle paste chiamate “foculus” che somigliavano per la composizione alle “frittelle” dei giorni nostri.
Una volta, almeno fino agli inizi del ’900, questa sorta di baracche provviste di enormi caldaie, da cui si sprigionava un fumo denso da far lacrimare gli occhi, venivano messe su in varie parti della città; erano allestite specialmente nel centro di Roma, come a Piazza Barberini, a Piazza Colonna, a Campo de’ Fiori, a Piazza delle Cinque Lune (l’attuale Corso del Rinascimento), al Pantheon e in altre strade e costituivano uno spettacolo particolare, molto apprezzato dai turisti primaverili della nostra città. I quali non si lasciavano sfuggire l’occasione per fare un’autentica scorpacciata di “frittelle” accompagnandole con abbondanti bicchieri di vino”.
Il frittellaro si esibiva, per la strada dove collocava gli strumenti del suo lavoro, avendo in testa un berrettone bianco da cuoco e indosso un camice bianco (fin quando “reggeva” il bianco) .
Peracottaro.
Venditore ambulante di pere cotte. È una figura antica della vita di Roma. Esisteva già nel secolo XVII. La tabella Remondini (5) sotto la figura del venditore, annota: “In un bel piatto di giorno, e di notte — Grido or pasticci caldi, or pere cotte”.
Girava di giorno e di notte, in tutte le stagioni – particolarmente d’autunno e d’inverno – portando, issata sulla pancia – una grossa canestra quasi cilindrica, appesa al collo con una robusta cinghia di cuoio. Nella canestra era sistemato un recipiente metallico contenente la brace di un fuoco di legna o di carbone che manteneva in caldo una grossa pentola di rame, sovrapposta, nella quale erano contenute pere e qualche volta anche mele cotte. Filippo Chiappini (1933) scrive che i peracottari venivano chiamati anche buzurri: “appellativo dato agli Svizzeri che calavano in Italia d’inverno a vender mele cotte, polenta, ecc”.
Il suo grido più semplice era: “Peracottaro!” mentre Giggi Zanazzo ricorda (1907) che il peracottaro gridava: “Sò canniti (canditi) le pere cotte bone” oppure: “Ce l’avemo messo er zucchero, le perecotte bone calle calle, per un sordo (soldo) calle!”.
Documentazione ripresa da “Antichi mestieri di Roma: un viaggio affascinante nel cuore della città tra artigiani, botteghe e venditori ambulanti alla riscoperta di curiosità, segreti e ambienti caratteristici di una vita urbana in gran parte scomparsa”, Mario La Stella, Roma, Newton Compton (1982)
Immagine: https://www.flickr.com/photos/dealvariis/21717994162
Per approfondire:
http://www.inpressmagazine.com/san-giuseppe-santo-frittellaro/