Calderaio e Stagnaro 2


Calderaio.

(Anche Callararo e Fabbro ramaro). Colui che a forza di martello cavava da una massa di rame i lavori di vasi, caldaie grandi e piccole, secchi, conche, scaldaletti, tegami, padelle, scolatoi, mestole da minestra.

L’abilità del Calderaio o Fabbro ramaro non poteva essere disgiunta da quella di saper stagnare i vasi di rame che egli fabbricava, affinché non dessero alcun sapore né odore e soprattutto veleno ai cibi. Era quindi necessario ricoprire il rame, nell’interno dei vasi, di uno strato sottile di stagno.

Si può qui ricordare che fino a non molti anni fa (1920) la maggior parte degli utensili di cucina – vasi, tegami, ecc. – erano di rame. Essi dovevano essere perfettamente e continuamente stagnati. Quando ciò per trascuratezza od altro, non avveniva, i cibi e chi li mangiava s’avvelenavano, con corse disperate (in cazzorrella) all’ospedale. E questo succedeva quasi tutti i giorni.

Giggi Zanazzo ricorda (1907-1910) la canzone dei callarari: «Noi semo callarari – Ne venimo da Potenza – Per aggiustà ccallari – A quelli che stanno senza. – Con dù bbotte – Che jè damo – Le callare accommodamo. – E ppé quelli che nun senteno – Ce conviene de strillà – “Callarari, callarà!”».

Stagnaro.

(Anche Stagnaio e Stagnino). In tempi in cui, per la cucina e per la casa, erano diffusissimi i recipienti di rame, appare indispensabile ed insostituibile l’opera dello stagnaio, inteso come colui che provvedeva, con arte e pazienza, a rivestire internamente dove i cibi ed i sughi avrebbero avuto contatto con il metallo il rame di quei recipienti con una sottilissima e resistente e copertura o patina di stagno, che andava continuamente controllata nell’integrità della sua superficie allo scopo di evitare i danni degli avvelenamenti per verderame, talvolta anche letali.

Non è quindi da meravigliarsi se, ambulante, esisteva già nel secolo XVII, a Roma. La tabella Remondini (4) annota, sotto la figura del venditore: “Stagno, candelier, conche, caldare Acconcio non avendo altro da fare”. Più tardi, portava gli strumenti necessari al suo mestiere raccolti in un canestro o sopra un carrettino a mano. Gridava: “Un ber cucchino, donne!”. Lo stagnaio, in tempi recenti faceva lavori ed oggetti di latta, chiamandosi anche Lattoniere.

Nelle mance distribuite a Natale ed a Ferragosto dalla famiglia del cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato di papa Pio IX, lo stagnaro dei Palazzi Apostolici (Vaticano e Quirinale) figura con 75 baiocchi.

Oggi, sarà perché non “stagna” più le pentole di rame ed altro, sarà perché con i tempi i mestieri si sono nobilitati e complicati, lo stagnaio è diventato l’idraulico.

Documentazione ripresa da “Antichi mestieri di Roma. Un viaggio affascinante nel cuore della città tra artigiani, botteghe e venditori ambulanti alla riscoperta di curiosità, segreti e ambienti caratteristici di una vita urbana in gran parte scomparsa”, Mario La Stella, Newton Compton Editori (1982)

Per approfondire:

http://www.garganoverde.it/il-calderaio.html

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2 commenti su “Calderaio e Stagnaro

    • romartigiana

      Salve Barbara, ti consigliamo di contattare il Maestro Artigiano Federico Mosca, tra i suoi molti prodotti in rame ci sono anche stoviglie e oggetti per la cucina. Puoi trovare i contatti qui oppure sfogliare tra i prodotti in vetrina e chiedere un preventivo qui.