Artigiani alle urne: scoraggiati, spaesati, ma con un nemico comune. Le tasse


Anche se quasi un intervistato su 2 non conosce come funziona il Rosatellum, il 67% chiede che si alleggerisca il carico fiscale

Artigiani alle urne. Come singoli cittadini, ma anche come categoria. Tra desideri, timori, conoscenze e preferenze Confartigianato Torino ha voluto sondare le sensibilità dei suoi associati e ne è emerso un quadro piuttosto composito, da cui emerge cosa si aspetta il settore dal governo che verrà (se verrà).

E la distinzione è tutt’altro che oziosa, visto che oltre un intervistato su due (il 52% per l’esattezza) ammette di non conoscere come funziona la legge elettorale attualmente in vigore: il cosiddetto “Rosatellum”.

Ben più precisa, invece, è l’idea che hanno sui difetti della classe dirigente del nostro Paese: il difetto principale imputabile ai politici italiani, infatti, per il 71%  è la distanza dalle reali esigenze del Paese, segue a pari merito al 14,3% dalla scarsa preparazione tecnica e l’eccesso di personalismo. La quasi totalità del campione (90,5%) ha giudicato insufficiente l’azione del Governo Gentiloni e le misure messe in atto per le imprese nella Legge di bilancio 2018; il 7% la reputa sufficiente mentre il 2,4% la definisce buona.

Tra gli interventi che dovrebbero essere considerati prioritari nell’agenda del nuovo Parlamento, al primo posto con il 67% viene indicata la riduzione del carico fiscale, seguono i tagli ai costi della politica con il 12%, la semplificazione burocratica con il 9,5% e gli incentivi per le imprese con il 7%.

“La priorità per micro-imprese e artigiani potrebbe chiamarsi l’insostenibile pesantezza del fisco – commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino -. Tradotto in termini più concreti: l’artigiano lavora dal 1° gennaio al 19 giugno, soltanto per pagare le tasse, imposte e contributi.

Tra gli interventi che dovrebbero essere considerati prioritari nell’agenda del nuovo Parlamento, al primo posto con il 67% viene indicata la riduzione del carico fiscale, seguono i tagli ai costi della politica con il 12%, la semplificazione burocratica con il 9,5% e gli incentivi per le imprese con il 7%.

E solo il 20 giugno può dire di lavorare per la sua attività. In pratica per pagare imposte e contributi servono 170 giorni di lavoro e nella Legge di Bilancio non s’è visto nessun taglio, solo proroghe degli incentivi già in vigore e nessun intervento strutturale. Non mi sorprende, dunque, che i nostri associati chiedano a gran voce, al di là delle fantasmagoriche promesse elettorali, che i parlamentari del territorio che andranno a Roma, si impegnino a ridurre il carico fiscale”.

Continua a leggere su Torinoggi

Condividi con:


Lascia un commento

Connect with:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *