Arredare con l’arte: Giovanni Zanon allo Stadio di Domiziano


Ogni artista ha un suo ambiente prediletto, ogni opera il suo contesto ideale, ogni mostra la quinta scenica in grado di esaltarla. Lo Stadio di Domiziano sembra abbia voluto conservare le sue strutture per fornire una scenografia insuperabile alla mostra del maestro Giovanni Zanon.

_MG_0808_2500x1701L’artista veneto sfodera per l’occasione tutta la sua classe, tutta la sua eleganza, per fondere i suoi lavori con le strutture circostanti. La plastica immortale delle sue opere sembra disegnata apposta per gli ambienti imperiali, è in grado di esaltare e impreziosire le forme architettoniche come un vestito su misura realizzato da un grande sarto. La bellezza senza tempo dei marmi imperiali, risemantizzati e consegnati a nuova vita, si sposa perfettamente con i laterizi e il travertino senza più anima dello Stadio di Domiziano. Questi materiali sembrano dialogare tra loro, come se, finalmente tornati a casa, riscoprissero il piacere della quotidianità perduta.

É una mostra che si vive a 360°quella di Zanon, è un’immersione nelle maestose vestigia della Roma imperiale, uno stupefacente percorso che cela e mostra allo stesso tempo busti e superfici marmoree in grado di risvegliare sensazioni antiche. Impossibile impedire alla mente di fantasticare sugli ambienti delle sontuose abitazioni patrizie, impossibile non rimanere incantati di fronte alle reinterpretazioni delle teste di cavallo di Fidia, classiche ma anche moderne, internazionali ma romane, attuali ma senza tempo.

L’esposizione, curata da Antonietta Campilongo, ha l’ulteriore merito di mettere in vetrina diversi artisti che, con stili molto diversi tra loro, sono riusciti a loro volta ad instaurare una conversazione con lo spazio espositivo. Alcune opere spiccano per la ricerca condotta sui materiali e per i concetti espressi, in particolar modo quelle di Lisa Yachia e Giuseppe Digiacomo. In quelle della Yachia emerge dal bilanciato mix di cromia e materialità un’elegante tensione, un lento movimento di sottofondo, che sotto la crosta materica scorre come la corrente nei mari del Nord. La ricerca dei materiali, curata in ogni dettaglio, esalta le composizioni che in alcuni frangenti riportano alla mente antiche tarsie.

Gius_MG_0792_2500x1809eppe Digiacomo irrompe nell’esposizione con tutt’altro stile, le sue opere in tre dimensioni imprigionano le figure che popolano una realtà fitta, solo apparente, difficile da penetrare, dalla quale tentano di comunicare con chi le osserva. Questi lavori spiccano per originalità e capacità comunicativa, imponendosi nell’ambiente con grande forza, un effetto ottenuto non solo per i temi trattati, ma anche per i materiali che li compongono, sempre vivaci e con un loro significativo peso specifico.

Da segnalare per la ricerca sui materiali anche Sebastiano Longo con “La modella”, stampa lambda su alluminio di pregevole fattura e grande eleganza. Meritano una menzione anche Antonella Catini e Giorgio Pugliese, la prima per la forza e la presenza fisica che imprime alle sue opere, nelle quali il colore non tratteggia solo gli elementi del quadro, ma diventa esso stesso protagonista grazie alla sua matericità; il secondo, invece, per la capacità con cui inganna l’osservatore dipingendo su seta splendide tarsie marmoree e decorazioni pavimentali antiche. Creando una sorta di trompe l’oeil trasporta sulla preziosa superficie opere litiche dal grande significato storico-artistico, riuscendo così ad incantare chiunque si fermi a guardare.

Allo Stadio di Domiziano è quindi andato in scena uno straordinario spettacolo nel quale l’arte ha trovato il modo di sviluppare nuovi dialoghi, nuove connessioni tra l’antico e il contemporaneo. Sotto la simbolica guida dei grandi maestri stanno nascendo nuovi artisti con poetiche originali e innovative, tutte da esplorare, vera e propria linfa vitale per poter rinnovare e costruire una nuova lingua dell’arte.

Di Marco De Leo

Foto di Rosanna Guadagnino

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