Altaroma: tra artigianato e creatività


Dall’ Accademia di Belle Arti alla Koefia, alla scuola di Maria Majani dove si riparte con «ago e filo» per un progetto di sostegno a chi ha perso il lavoro

Sfida in passerella delle quindici «capsule» realizzate dai talent dell’Accademia di Costume e moda e gli allievi dello Ied che immaginano Maria Antonietta a Versailles in chiave contemporanea fra ricami preziosi e sneaker sportive, ruches e dettagli rock. Sono sette le scuole e le accademie di moda della Capitale in scena fino a domenica al Guido Reni district per questa edizione di AltaRoma.

Un momento importante del percorso formativo di ogni ragazzo che attraverso una prova finale si misura per la prima volta con il pubblico. Nei «laboratori aperti» dell’Accademia Koefia si ragiona su «moda a misura d’uomo» ispirandosi alla tradizione vitruviana e all’uomo di Leonardo. E ancora, l’Accademia italiana lavora sul pullover reinterpretandolo in chiave ironica come capo-icona dei top manager della new economy, da Mark Zuckerberg a Sergio Marchionne.

Alla Majani invece si riparte da «ago e filo», come hanno fatto 16 aspiranti stilisti, anche stranieri, che avevano perso il lavoro: c’è l’ex garagista rumeno di 23 anni e l’avvocatessa cinese, ma anche il sarto ciociaro Carlo che presenta due abiti «antitetici», quello dedicato alla rapacità del falco e l’altro all’eleganza del cigno mentre Carolina Serafini ventiquattrenne di Amatrice rende omaggio alla sua città con linee scomposte e ricomposte, tessuti lacerati. «Abbiamo vinto il bando “Mestieri” della Regione – spiega Maria Majani, direttrice della scuola — e anche per noi, avere persone così motivate, è stato entusiasmante. Non abbiamo offerto soltanto lezioni di modellistica e sartoria ma anche la possibilità di lavorare direttamente nelle aziende». Creazioni in miniatura dall’Accademia Altieri (evento domenica alle 18 all’ Hotel Domus Romana in via delle Quattro Fontane) con l’esposizione di 21 micro-abiti da sera e creazioni per la sposa. In passerella anche i giovani dell’Accademia di Belle Arti per proporre alcuni capi streetwear ma con finiture sartoriali.

Ampia dunque l’offerta di corsi per chi vuole lavorare nell’universo moda. Ma attenzione, le figure necessarie oggi al mercato del lavoro nel settore tessile, abbigliamento e accessori è molto più ampio e variegato del top designer chiuso nell’ufficio stile che libera la sua fantasia. «Il nostro intento è far emergere le culture della moda come un campo interdisciplinare e allo stesso tempo specifico — spiega Valeriana Berchicci, ufficio comunicazione dell’Accademia di Belle Arti — i diplomati sono avviati non solo verso carriere nel design della moda ma anche verso altri settori professionali come la comunicazione – fashion editor, curatore museale per collezioni di moda e costume, organizzazione di eventi, marketing, previsione delle tendenze, direzione creativa, produzione, management».

Tra gli istituti storici, con vista su Castel Sant’Angelo, l’Accademia Costume & Moda offre anche master di secondo livello per stilisti che vogliono dedicarsi all’haute couture. Tra i suoi ex studenti celebri, Alessandro Michele, attuale direttore creativo di Gucci e Frida Giannini, anche lei, in passato, numero uno della maison fiorentina. Qui è possibile scegliere anche a Creative knitwear design, Fashion jewelry e aArte e mestiere del costumista per opera lirica e balletto». Sono tutti annuali e comprendono il tirocinio di mille e cinquecento ore presso aziende specializzate. Nata negli anni della Dolce vita, l’Accademia Koefia propone invece un triennio fortemente orientato alla componente pratica del mestiere attraverso la costruzione del cartamodello sul manichino. «Il percorso didattico è completo — spiega Bianca Lami, staff direttivo della scuola — e vede nascere l’ abito da uno schizzo: dal prototipo in tela sartoriale alla realizzazione del capo in tessuto. C’è poi grande attenzione alle componenti che fanno di un abito un oggetto di lusso: il ricamo, il macramè, il feltro, il cappello e l’accessorio».

Articolo pubblicato da Flavia Fiorentino su Roma Corriere

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