Al Maxxi di Roma una mostra indaga il rapporto tra architettura e gioiello contemporaneo


Inconsueta esposizione che invita a scoprire attraverso le opere di grandi maestri internazionali dell’oreficeria, da Babetto a Britton e Sajet, le connessioni tra estetica e spazio nella lavorazione delle strutture

C’è tempo fino al 18 febbraio per visitare al Centro Archivi del Maxxi, il museo delle arti del XX secolo in via Guido Reni, la mostra su “il gioiello contemporaneo e la sua costruzione”, a cura di Domitilla Dardi e con l’allestimento dell’architetto Susanna Nobili. Affascinante e inconsueta l’esposizione invita il visitatore a scoprire le connessione tra i gioielli e l’architettura: i rapporti e gli equilibri tra pesi e misure, nella ricerca strutturale della lavorazione in entrambi i casi, “un lessico comune condiviso da gioiello e architettura”.

Piano estetico e complessità strutturale

I monili, infatti, sono oggetti che si prestano a molte letture e la prima è tradizionalmente quella estetica, che riguarda tanto la bellezza dell’opera in sé quanto l’idea del bello che riesce a veicolare e trasmettere. Accanto a questo piano esiste una ricerca strutturale del gioiello in cui a valere è la complessità della struttura e quindi l’idea e la forma. Qui il disegno trova molti punti in comune con l’architettura: sebbene con finalità e scale diverse, gioiello e architettura si relazionano entrambe con il corpo in movimento, al quale rispondono con una struttura in grado di «abitarlo» o di fargli abitare uno spazio. La mostra racconta questo legame tra piccola e grande scala indagando, in maniera inedita, alcune particolarità del mondo del gioiello contemporaneo messe in evidenza nelle opere di grandi maestri internazionali: Babetto, Bielander, Britton, Cecchi, Chang, Sajet.

Movimento e spazio

I gioielli di questi sei grandi artisti, vengono presentati sempre insieme ai disegni preparatori in modo da sottolineare il processo di costruzione del lavoro progettuale e l’esecuzione di pezzi unici e serie limitate, completamente differente dalla gioielleria industriale. E per farli ammirare Susanna Nobili ha pensato a delle strutture trasparenti, bellissime, realizzate con fili di nylon da pesca, in modo che l’opera possa apparire come indossata: un manichino strutturale e trasparente per lasciare che collane, bracciali o anelli, abbiano tutto il loro spazio visivo. Accanto a questi è esposta una selezione di modelli di architettura provenienti dalle collezioni del Maxxi Architettura che reagiscono con il gioiello come pure suggestioni strutturali, seguendo le declinazioni formali e i registri espressivi dei designer. Nella rassegna, infine, sono inclusi anche i disegni preparatori di tali creazioni, presentati per accendere i riflettori anche sul processo di costruzione del lavoro progettuale e sull’esecuzione di pezzi unici e serie limitate, completamente differente dalla gioielleria industriale.

Articolo a cura di Lilli Garrone pubblicato su Roma Corriere

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