Una vita a Via del Moro, la Trastevere che non c’è più…


Via del Moro era la via dove Nino e Virginia Valzani hanno vissuto e lavorato per una vita. Avevano una pasticceria – che esiste ancora –  aperta nel lontano 1925. Questo racconto è stato pubblicato dal sito TrastevereApp, che ha ripreso i racconti e gli aneddoti pubblicati da Valzani nel suo diario

Una vera miniera di racconti ed aneddoti romani, li abbiamo raccolti a voce, altri dal web, lasciati da chi ha avuto il buon senso di usare questo mezzo per fare vera tramandazione, questo racconto è tratto dal diario di Valzani: una vita a via del moro. In realtà le sue memorie le aveva affidate ad un blog, oggi sparito dal web, che noi abbiamo avuto l’accortezza di scaricarci in alcuni articoli, qui ne trovate solo alcuni passi.

Una vita Via del Moro

Vicolo del Mattonato, “da Lucia “, in foto la Sora Lucia , nonna dal “Cacchione”..Renato..pezzi di storia di Trastevere

Dopo il bar al numero 40 c’erano i cosiddetti “Cacchioni”: che era una famiglia di poveri, l’unica di Via del Moro, che abitava in un basso; dove una volta c’era una stalla con le mucche che forniva il latte al Caffè del Moro.

Di questi non so molto:rammento solamente che l’ultimo rimasto della famiglia, era un po’ il matto del villaggio. E andava in giro gridando in continuazione dalla mattina alla sera:- “Fatte vede Nazzarè”. A via del Moro di matto del villaggio ce ne stava anche un altro: Salvatore che si vantava con tutti di essere un ladro!… Più onesto di così!

Cioè … l’onestà intellettuale di dire la verità anche a discapito della propria reputazione!      Lo fecero vedere anche al telegiornale: dove davanti al giudice affermava e si vantava di essere un vero ladro, il povero Salvatore. Anche lui negli ultimi tempi della sua vita
andava in giro gridando varie frasi tra le quali: “Li dottori so tutti assassini.” “Hanno rotto er culo a tutte le donne.” ecc.

I personaggi, le storie…

Angelino A via del Cipresso, finì su una copertina di Life…

Di Salvatore rammento che una volta rubò un cane; che una nostra cliente aveva legato fuori dalla porta. Era un cane di razza e la signora rientrò nella pasticceria trafelata reclamando il furto del cane. Pensai subito che era stato Salvatore; infatti lo vidi aggirarsi nei paraggi.

Gli dissi semplicemente:-“A Sarvatò aridamme er cane!” E dopo pochi secondi la signora riebbe il suo cane! Di personaggi caratteristici a via del Moro ce n’erano anche altri: ad esempio il padre di cinque figli che abitavano nel portone del fattaccio. Era un alcolizzato che tutte le sere rientrando ubriaco si metteva aggrappato ad un’inferriata gridando in continuazione: è unavergogna… ripetendolo all’infinito.

Poi c’era Chiovini che era un poeta, anche lui dedito all’alcol, che andava in giro per vendere i libri delle sue poesie. E veniva spesso nella nostra pasticceria per scambiare le sue poesie con dei dolci. Scrisse anche una poesia che è rimasta un po’ il simbolo della pasticceria e che ancora usiamo sui nostri volantini. Chiovini era un vecchio anarchico con il quale spesso mio padre bisticciava. E con lui ho spesso avuto delle discussioni di carattere politico.

Sta di fatto che non ero affatto d’accordo con la sua anarchia… anche se non è che di politica me ne intendessi molto. Dopo il basso dei Cacchioni al numero 41 c’era ed ancora c’è, tra i pochi rimasti, la tabaccheria della sora Norina. Più avanti c’era Babbanini lo stracciarolo che faceva una sorta di riciclaggio acquistando stracci, carta, vetro, metalli ecc. ed io andavo lì spesso a vendere carta, cartoni e metalli vari.

Le storie nelle storie…

La “Cartonara ”, detta anche la Cartaginese…

Il riciclaggio lo facevano anche molte vecchiette che andavano in giro a raccogliere cartone per venderlo a Babbanini. Poi c’era uno dei tre barbieri che stavano a via del moro. (Quello che mi tagliò i boccoli!) Di seguito c’era il banco del lotto. Il ristorante detto “er buiaccaro” dove si poteva mangiare abbastanza bene ma a poco prezzo. E lì andavano molti Trasteverini.

Poi negli anni 60 er buiaccaro cambiò nome, diciamo un nome più international diventando il ristorante da Marios’ Che è frequentato da molti stranieri in quanto si mangia bene e non si spende troppo. Dopo Marios’ c’era Lilli la parrucchiera. Appresso Pirisi er coloraro che vendeva vernici ed era amico di mio padre ed ottimo cliente: un commerciante in gamba che in seguito ha aperto una fabbrica di vernici a Pomezia.

Gli aneddoti erano ad ogni civico; tornando indietro sul lato opposto; c’era un antico forno, Lunadei, che faceva il pane. Questo forno aveva una finestra che dava sulla scala che portava alla casa di mia madre: e da quella finestra si potevano vedere i panettieri al lavoro. Come si può vedere su un dipinto, allorchè era gestito dalla famiglia della famosa Fornarina che fu l’amante e musa ispiratrice di Raffaello. Questo forno esisteva già nel 1500. Ed era gestito da Francesco Luti da Siena padre di Margherita Luti detta la Fornarina…la finestra a santa Dorotea sò tutte cazzate”.

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