Saturnali, le origini del Natale nella Roma Antica


I Saturnali erano una delle più importanti ed amate festività romane di epoca arcaica, che duravano dal 17 al 23 dicembre. Nella festa cristiana si ritrovano molte caratteristiche delle antiche celebrazioni pagane, come: lo scambio di doni, gli incontri familiari e l’allentamento dei ritmi della quotidianità

Il poeta Catullo

Era l’ultima festa del calendario romano e si celebrava tra il 17 e il 25 dicembre, ante diem XVI Kalendas Ianuarias, ossia sedici giorni prima delle calende di Gennaio quando, intorno all’inizio dell’inverno, o nel solstizio invernale, il sole aveva raggiunto il suo percorso più basso nel cielo e i giorni ricominciavano ad allungarsi, assicurando così un’altra stagione di raccolto. Secondo il poeta Catullo erano i giorni i più belli dell’anno. Dedicata a Saturno, dio della mitica “età dell’oro!”, così chiamata perché raro periodo in cui gli uomini vivevano in pace, senza bisogno di lavorare, era associata ai cicli della natura, all’alternarsi delle stagioni o, più in generale, allo scorrere del tempo, infatti la divinità corrispondente a Saturno nella mitologia greca era Crono, padre di Zeus e Titano del Tempo.

I riti religiosi che caratterizzavano la festa si svolgevano, nel Foro, seguiti poi da una sorta di Carnevale, contrassegnato dalla più completa libertà di comportamenti, fino alla trasgressione e alla licenziosità . ll rituale dedicato a Saturno iniziava con un sacrificio solenne nel tempio dedicato alla divinità, l’accensione delle candele intorno all’edificio sacro e con la nomina del princeps Saturnalicius, detto anche “re della burla”, il responsabile dello svolgimento della festa.

Per ricordare e in omaggio all’uguaglianza dei tempi d’oro, la pausa di libertà era concessa anche agli schiavi che in quei giorni si permettevano di banchettare con i padroni e addirittura essere serviti da loro. La gente andava in giro mascherata mentre, quelli che oggi definiremmo artisti di strada, improvvisavano ovunque i loro spettacoli. Ci si scambiava anche dei piccoli doni e figurine di terracotta , di cera o perfino di pane detti sigillaria che volevano alludere agli uomini che erano soggetti alla sorte e al gioco degli dei.

Tornando ai nostri giorni, se riesaminiamo la festività natalizia contemporanea, è facile notare come i modelli religiosi e folkloristici dei Saturnalia, si siano conservati con l’inevitabile differenza e sovrapposizione, anche a millenni di distanza.

Lo scambio di doni, l’aspetto sacrale della celebrazione divina, la sospensione delle attività lavorative caratterizzano, oggi come allora, i Saturnalia e il Natale, e dimostrano come le influenze tra culture siano le più svariate e multiformi.

La festa Romana dei Saturnali terminava il 25 Dicembre giorno del natalis solis invicti, la nascita del sole invincibile. Nel 274 d.C. fu decretata dall’imperatore Aureliano come celebrazione del Solstizio Invernale, e qualche tempo dopo fu cristianizzata come una data per celebrare la nascita del Figlio della Luce. Sembra che Cristo, però non nacque alla fine di Dicembre ma in un imprecisato periodo autunnale. Fu a causa dello stato d’illegalità in cui operavano, che i primi Cristiani spostarono il Natale al tempo dei Saturnali per attirare meno attenzione possibile su se stessi mentre celebravano le proprie festività.

il Dio Saturno

I Saturnali, naturalmente, celebravano Saturno era il dio della semina (dal latino satus, inizio da cui il nome saturnus) perché il calore del sole era necessario per permettere la semina e l’avvio della crescita delle culture. Era anche venerato, in questa festa della morte dell’inverno, in modo che potesse ritornare ancora una volta a riscaldare la terra in modo che la semina potesse incominciare a dare i primi germogli in primavera. Il pianeta Saturno fu così chiamato i perché fra tutti i pianeti, con i suoi anelli e il colore rosso vivace, rappresentava meglio il dio del fuoco!

L’Editto di Costantino nel 313 d.C., che sanciva la tolleranza tra le religioni presenti nel territorio dell’impero romano, e l’Editto di Tessalonica nel 380 d.C., che dichiarava il Cristianesimo religione ufficiale dell’impero, misero la parola fine alla celebrazione pagana. Molti soni i parallelismi tra la tradizione romana e quella contemporanea. È abbastanza scontato per quanto riguarda le luminarie e l’accessione delle candele attorno al tempio consacrato alla divinità. Nei paesi di tradizione cattolica, candele e luminarie sono sicuramente un aspetto rilevante della celebrazione natalizia, sia da un punto di vista sacro che da uno profano.

Tornando ai nostri giorni, se riesaminiamo la festività natalizia contemporanea, è facile notare come i modelli religiosi e folkloristici dei Saturnalia, si siano conservati con l’inevitabile differenza e sovrapposizione, anche a millenni di distanza.

Lo scambio di doni, l’aspetto sacrale della celebrazione divina, la sospensione delle attività lavorative caratterizzano, oggi come allora, i Saturnalia e il Natale, e dimostrano come le influenze tra culture siano le più svariate e multiformi.

Articolo pubblicato sulla pagina facebook di Roma Capitale

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