Outdoor 2018, oltre la street art: un patrimonio chiamato futuro


Dal 14 aprile al 12 maggio torna Outdoor, il più grande festival di cultura urbana d’Italia. Quattro aree tematiche ispirate al concetto di “heritage”: dal labirinto a disposizione di artisti come Berlin Kids, Biancoshock, Madame e Scorpione Dragger al live con Cosmo, GiorgioPoi, Carl Brave; dal clubbing alle conferenze e al mercato

Nuove visioni per il Macro Testaccio, che inaugura la nuova stagione con Outdoor, il più grande festival di cultura metropolitana d’Italia. Dal 14 aprile al 12 maggio i padiglioni dell’ex Mattatoio, ospitano arte, musica, conferenze, nuove tecnologie, televisione. Giunto all’ottava edizione, il festival, nato nel 2010,  quest’anno con il titolo “Heritage” sarà dedicato al concetto di patrimonio culturale, per celebrare l’anno della cultura europea. “Patrimonio inteso non come qualcosa di immutabile, ma come un bacino di riflessioni in costante mutamento”, spiega Antonella Di Lullo, che insieme a Christian Omodeo ha curato il padiglione arte.

I temi del festival e i percorsi

Quattro le tematiche affrontate, che vanno dalla disobbedienza, ricordando i 50 anni dalla rivoluzione del ’68, affrontano il rapporto con un futuro dai cambiamenti sempre più rapidi e instabili, e infine si ricollegano al passato, sia in termini nostalgici che dal punto di vista di “bacino” di influenze che legano modernità e tradizione.

“I cambiamenti di oggi ci portano ad affrontare il concetto di patrimonio in maniera radicalmente differente – spiega il direttore di Outdoor Francesco Dobrovich – in passato era semplice capire cosa fosse l’identità individuale e sociale. Oggi ci troviamo fisicamente in un luogo ma connessi costantemente ad altro, e la cultura hip hop e il graffitismo hanno fortemente influenzato questa visione locale e globale del mondo”.

Il padiglione 9B, si apre con il “Grande Labirinto” creato dagli architetti del collettivo romano Orizzontale, che stravolge gli spazi e apre a quattro percorsi che rappresentano diverse modalità di rapportarsi al patrimonio. Al centro del primo percorso, dal titolo “Disobedience”, c’è la discontinuità, il disturbo, il cortocircuito tra società e storia.

Dalla crew di writers tedeschi Berlin Kidz, con i loro graffiti ispirati ai pixaçao brasiliani e all’alfabeto runico, a Biancoshock, artista italiano noto per installazioni urbane effimere, dall’ironia tagliente, che nella sua installazione gioca con la stessa figura di street artist, trasformato in un “giocattolo” usa e getta. E ancora lo “storico” Paolo Buggiani, attivo fin dagli anni ‘70, che espone, oltre ad alcuni suoi lavori, anche opere di artisti come Keith Haring, Richard Hambleton e Ken Hiratsuka da lui collezionati; il francese Mathieu Tremblin “situazionista contemporaneo”, porterà avanti una ricerca basata sui “segni” della città, staccando, nel corso dell’esposizione, adesivi in tutti gli angoli della città, che daranno vita a un’installazione costantemente in progress, e la portogheseWasted Rita, già tra gli autori del progetto Dismaland di Banksy, che con i suoi disegni satirici offre spunti di riflessione sull’invasività dei nuovi media e sul ruolo delle donne e che a Outdoor presenta un lavoro dal titolo “The Funeral of the Patrirchy”.

Una riappropriazione nostalgica e ironica del patrimonio è alla base della seconda sezione, dal titolo “Total Recall”. Protagonista Tony Cheung, illustratore cinese, che pone al centro delle sue opere le forti contraddizioni tra l’antica cultura e la moderna società del suo paese; Leonardo Crudi, artista romano, con i suoi poster ispirati alle principali avanguardie storiche; Madame, icona della street art parigina dell’ultimo decennio, nei suoi collages inserisce forti richiami alla grafica e alle scenografie teatrali dell’800 e inizio ‘900; Rub Kandy (Mimmo Rubino) decostruisce e ricostruisce il contesto urbano attraverso immagini dal forte impatto visivo.

Nella sezione anche due artisti che hanno spostato la street art dai muri al web: Sam 3 internazionalmente riconosciuto per i suoi murales con grandi figure nere antropomorfe che si è recentemente cimentato nelle sperimentazioni video in stop motion e il il canadese Scorpion Dagger, che ha fatto delle Gif animate il suo territorio privilegiato di sperimentazione, prelevando personaggi dai grandi dipinti del Rinascimento nordico.

Il terzo percorso, Speedlight, fa del linguaggio il suo punto di forza. Parole, come nel caso di Kid Acne, street artist inglese, già autore del grande murales Paint over the cracks realizzato a Ostiense in occasione di Outdoor 2011 e che stavolta realizza un pittura murale in inglese e latino. E’ la linea a dettare una nuova sistemazione spaziale per il collettivo Motorefisico, progetto artistico degli architetti e designer romani Lorenzo Pagliara e Gianmaria Zonfrillo; i Quiet Ensemble invece sperimentano la contaminazione dell’elemento naturale con la tecnologia, in un precario equilibrio tra casualità e controllo; e per finire Uno, che ha fatto dell’ossessiva ripetizione di un motivo la sua cifra stilistica, noto per aver portato il volto del bambino della Kinder per le strade di diverse città.

Il terzo percorso, Speedlight, fa del linguaggio il suo punto di forza. Parole, come nel caso di Kid Acne, street artist inglese, già autore del grande murales Paint over the cracks realizzato a Ostiense in occasione di Outdoor 2011 e che stavolta realizza un pittura murale in inglese e latino. E’ la linea a dettare una nuova sistemazione spaziale per il collettivo Motorefisico, progetto artistico degli architetti e designer romani Lorenzo Pagliara e Gianmaria Zonfrillo; i Quiet Ensemble invece sperimentano la contaminazione dell’elemento naturale con la tecnologia, in un precario equilibrio tra casualità e controllo; e per finire Uno, che ha fatto dell’ossessiva ripetizione di un motivo la sua cifra stilistica, noto per aver portato il volto del bambino della Kinder per le strade di diverse città.

Il quarto percorso, Retromania, mette al centro la moda con le foto di Ricky Powell, uno dei grandi nomi della street photography che da quasi quarant’anni documenta con il suo obiettivo la scena artistica e musicale underground newyorkese, fino alla collezione di sneakers di Fabrizio Efrati, fondatore di Market Kickit, che riunisce scarpe da ginnastica prodotte a partire dagli anni ‘80.

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