Non ci sono artigiani? Le aziende del lusso se li creano da sé


Oggi l’apprendistato nei settori della pelletteria, dell’orologeria, della gioielleria è sponsorizzato ad hoc dai grandi conglomerati del lusso. E i mestieri offrono stipendi elevati, possibilità di carriera e stabilità

Negli ultimi tempi la formazione del personale destinato alla realizzazione artigianale dei beni cosiddetti ad alto valore simbolico rientra in pieno nel trend della verticalizzazione delle filiere produttive nel settore del lusso quale garanzia di qualità e trasparenza.

Made in Italy è considerato a livello mondiale sinonimo di alta qualità, originalità e stile. Negli ultimi anni il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana in termini di qualità dei materiali, gusto estetico e cura dei dettagli ha portato i prodotti nostrani a eccellere sulla competizione commerciale internazionale.

Il patrimonio storico industriale e il “saper fare” a livello artigianale rappresentano asset fondamentali per le aziende legate di alta gamma. All’inizio degli anni 2000, le piccole industrie e i laboratori depositari di antiche tradizioni artigianali, messi in crisi dalla globalizzazione, rischiavano la completa estinzione. Le manifatture lasciavano l’Europa per i mercati emergenti e la quasi totale mancanza di vocazioni tra i giovani per i mestieri manuali rendeva difficile il passaggio generazionale necessario alla continuità

Mestieri vitali per il mercato dei beni di alta gamma personali che quest’anno è tornato a crescere e chiuderà il 2017 a 262 miliardi di euro, segnando un +5% sul 2016. È qui che entrano in gioco le grandi aziende del settore che negli ultimi anni hanno investito in corsi di apprendistato altamente specializzati all’interno di vere e proprie scuole “aziendali” autogestite con l’obiettivo di riavviare un passaggio generazionale bloccato e la connessa dispersione di vantaggio competitivo.

Nl 2014 il colosso del lusso LVMH (proprietario tra gli altri dei marchi Louis Vuitton e Fendi) ha istituito l’Institut des Métiers d’Excellence un programma di training professionale per l‘insegnamento di mestieri artigiani in collaborazione con leader della formazione quali l’École de la Bijouterie Joaillerie de Paris per la gioielleria, l’École de la Chambre Syndicale de la Couture Parisienne per il design di moda, l’associazione Compagnons du Devoir e dallo scorso luglio, il Polimoda per la pelletteria. Con il finanziamento della regione Toscana, la partnership tra LVMH e Polimoda sancisce la prima espansione di questo modello di formazione professionale in Italia. Con l’obiettivo di attrarre i migliori giovani talenti verso la carriera artigianale e di preservare mestieri tradizionali, l’IME propone corsi di formazione con diplomi che prevedono apprendistati retribuiti nelle Maison del Gruppo. Dai 28 apprendisti nel 2014 si è passati ai 300 nell’anno accademico 2017/18.

Sempre in Italia, a Gaibanella vicino a Ferrara, sede della manifattura di calzature di alta gamma Berluti inaugurata nel 2015, esiste una vera e propria accademia interna che ha già formato decine di artigiani. Kiton, marchio napoletano d’eccellenza nel settore dell’abbigliamento e degli accessori, da anni sostiene la sua scuola di Alta Sartoria, ogni tre anni la scuola di formazione aziendale accoglie poche decine di apprendisti. Il corso che dura tre anni è gratuito e ha lo scopo di trasmettere ai giovani le competenze necessarie al ricambio generazionale nel comparto artigianale all’interno dell’azienda.

Articolo a cura di Ilaria Caielli, continua a leggere su Wired

Condividi con:


Lascia un commento

Connect with:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *