Latina e l’estate, un racconto di Barbara Lazzari


Com’è Latina in piena estate? Tra mare, montagna, caldo soffocante, il confronto con Sabaudia e le abitudini delle persone che cambiano con il tempo. Un breve racconto di Barbara Lazzari pubblicato sulla rivista The Towner

Quando dico Latina non intendo Sabaudia e nemmeno Terracina o Gaeta, ma proprio Latina, Latina città. Quella fondata dai fascisti. Quella vicina a Roma, che però non è in provincia di Roma. Sai quella che ha dato i natali a Tiziano Ferro e Manuela Arcuri? Eh, quella Latina!

Una volta qui era tutta palude. Provarono a bonificarla tre Papi, ma contro le zanzare anofele nulla poterono le preghiere. Servivano il piglio e la caparbietà dei fasci che vollero farne la loro città simbolo e ci riuscirono, grazie alla manodopera di veneti, emiliani, friuliani e romagnoli affamati di terra che vennero giù a dare una bella pulita. Mussolini all’inizio non ne voleva nemmeno sentir parlare, poi si sparse la voce, qualcuno applaudì l’iniziativa e lui si tolse la camicia e si mise a zappare la terra posando tranquillo davanti ai fotografi: “Anvedi che bella, la mia Littoria!”

Latina, sulla carta, è il paradiso terrestre: l’inverno passa in un lampo grazie alla protezione  dei Monti Lepini e l’autunno è più dolce della primavera. L’estate, invece, è umida da sgocciolare. L’umidità estiva è il principale argomento di conversazione dei latinensi da metà maggio a metà settembre. Chi volesse andare a Latina d’estate farebbe meglio a studiare un po’ la questione umidità e prepararsi, ma molto bene, sul tema “caldo percepito”.

Perché quando fa caldo, come il caldo che fa a Latina, l’unica cosa alla quale si riesce a pensare e della quale si riesce a conversare, effettivamente, è il calore. Quando ci si stanca di sudare per l’umidità, si può sempre andare al mare. Ancora una volta non intendo altro, non parlo di Sabaudia e nemmeno di Terracina o Gaeta, ma proprio Latina, Latina Lido.

Latina, sulla carta, è il paradiso terrestre: l’inverno passa in un lampo grazie alla protezione  dei Monti Lepini e l’autunno è più dolce della primavera. L’estate, invece, è umida da sgocciolare.

Quel pezzo di mare che i romani sanno esistere perché segnalato dai cartelli sulla Statale Pontina, ma che non scelgono mai perché: “Sabaudia è meglio”, “A Sabaudia ci vado da quando sono piccolo”, “Ho un bugalow al Camping Sabaudia prenotato dal 2014” e soprattutto: “Perché, a Latina c’è il mare?”. A Latina il mare c’è eccome. Il Lido dista dal centro città 7 chilometri, per questo non si può dire che Latina sia una città sul mare e nemmeno che si tratti di una città di mare. L’unica espressione corretta è “Latina ha il mare”. Come se 8 km di costa sabbiosa con dune coreografiche – Bandiera Blu da due anni almeno – fossero l’accendisigari compreso nel prezzo in un’auto super accessoriata di tecnologie moderne.

Che poi Latina ha pure le montagne. L’Antiappenino, dal lato latinense – la cui punta più alta tocca i 700 metri sopra il livello del mare – è ricco di storia e bellezze naturali. C’è il tempio di Castore e Polluce a Cori, un’acropoli a Norma e il giardino di Ninfa, monumento naturale della Repubblica Italiana vicino a Sermoneta, splendido borgo Medievale. Il tutto raggiungibile in 30 minuti dal centro del capoluogo di provincia.

Se poi non bastasse, Latina ha anche la pianura… pontina, dove sorgono la città vera e propria e con lei tutti i borghi di fondazione tipicamente rurali. Tra il mare e la montagna è tutta un’enorme installazione di architettura fascista ordinata e scarna ma insieme inspiegabilmente ariosa e aperta. La toponomastica fascista permette di non perdersi mai. Se giri a destra, poi di nuovo a destra e a destra ancora una volta, ti ritrovi al punto di partenza. Non è forse un buon motivo per venire in vacanza qui?Le strade sono larghe, spaziose. Forse nel costruirle i fascisti immaginarono di doverci far transitare migliaia di festosi cortei con il Duce in testa.

Non ci manca nulla, eppure tutti, d’estate, preferiscono questa Sabaudia. Succede dagli anni ’60, quando pure Alberto Sordi per schiaffeggiare Monica Vitti in “Amore mio aiutami” scelse le dune di Sabaudia invece di quelle di Latina.

La proverbiale lungimiranza delle camice nere le fece perfette anche per la vita moderna. Qui la sosta in doppia fila non si può nemmeno considerare violazione del codice stradale, visto che, a parte bloccare chi ha parcheggiato correttamente, non incide minimamente sul traffico.

Le strade larghe si sono dimostrate eccellenti anche per altri eventi politici: il raduno degli Alpini, le visite Papali e la sfilata per l’inaugurazione di un nuovo McDrive. La presenza di ben due McDrive consacra Latina come perfetto esempio della città di passaggio. Da Nord ci passi per andare a Sabaudia, da Sud ci passi per andare a Roma, da ragazzino ci passi il tempo fin quando decidi di non volercelo passare più. Nel tragitto che fai, un hamburger non te lo mangi?

Non ci manca nulla, eppure tutti, d’estate, preferiscono questa Sabaudia. Succede dagli anni ’60, quando pure Alberto Sordi per schiaffeggiare Monica Vitti in “Amore mio aiutami” scelse le dune di Sabaudia invece di quelle di Latina. Anche i latinensi di città a Latina Lido preferiscono Sabaudia, Terracina, Sperlonga, alcuni addirittura Gaeta. Disprezzano la battigia che li ha iniziati alle gioie della spiaggia dai primi mesi di vita fino all’età adulta. Dimenticano i bei tempi del liceo quando era obbligatorio il full time 12 – 19 con la Nivea al posto della protezione solare e l’ustione sulla schiena alla prima giornata di esposizione. Dimenticano i falò notturni, le salsicce, le chitarre, il bagno di mezzanotte, la birra e i cocomeri in acqua a raffreddare.

Oggi preferiscono darsi un tono tra gli ombrelloni sabaudi occupati dai romani, entrare in acqua fino al ginocchio, lamentarsi della temperatura troppo bassa, bagnarsi i gomiti e tornare davanti all’ombrellone, mani sui fianchi, a guardare i propri pargoli scavare buche sul bagnasciuga. L’estate scorsa il mare di Latina era popolato da meduse e la reazione di alcuni latinensi fu di catturarle con dei bastoncini e sotterrarle nel bagnasciuga per evitare che pungessero i figli in acqua. Anche a Sabaudia l’estate scorsa c’erano le meduse e la reazione dei bagnanti fu: “Te lo dicevo che il mare de Sabbaudia è mejo che Latina”.

Racconto a cura di Barbara Lazzari, continua a leggere su The Towner

Condividi con:


Lascia un commento

Connect with:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *