La politica italiana secondo Trilussa 1


Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nacque a Roma il 26 ottobre 1871 e vi morì il 21 dicembre 1950. Quale fu il suo rapporto con la politica? In queste giornate di confusione, tra elezioni, ingovernabilità, e nuovi scenari politici all’orizzonte, vi riproponiamo il punto di vista del famoso poeta romano

Dopo un’infanzia non brillante sotto il punto di vista scolastico, nel 1885 iniziò a leggere alcune opere del Belli, pubblicate dall’editore Perino, e di Zanazzo, che presso Perino aveva fondato e dirigeva il foglio di folklore dialettale “Il Rugantino”. Fu così che esordì giovanissimo, il 30 ottobre 1887, perché Zanazzo pubblicò su “Il Rugantino” il suo primo sonetto, “L’invenzione della stampa”. Carlo, che aveva assunto lo pseudonimo di Trilussa, scrisse anche per il “Don Chisciotte”, il “Capitan Fracassa”, “Il Messaggero” e “Il Travaso” delle idee. L’apice del successo fu nel 1922, quando la Mondadori iniziò la pubblicazione di tutte le sue opere.

La vita politica romana del tempo offriva sicuramente una straordinaria varietà di bersagli, come le baruffe tra clericali e anticlericali, tra monarchici e repubblicani, ma anche la corruzione ed i giochi di potere della politica: tutti furono colpiti, senza imparzialità, da vero e proprio reporter di fatti da porre all’attenzione del popolo.

Il 1 dicembre 1950 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nominò senatore a vita per “altissimi meriti nel campo letterario ed artistico”: gravemente malato, commentò, con la sua nota vena ironica, “Semo ricchi, m’hanno nominato senatore a morte“. Venti giorni dopo, il 21 dicembre, si spense. Trilussa forgiò un linguaggio sempre più prossimo all’italiano, fin quasi a ridurre il romanesco ad una patina leggerissima.

Fu definito “poeta della cronaca”, ma anche “poeta di un mondo piccolo-borghese”, ma probabilmente fu entrambi: i suoi sonetti nacquero per commentare i fatti di cronaca di un mondo borghese. La vita politica romana del tempo offriva sicuramente una straordinaria varietà di bersagli, come le baruffe tra clericali e anticlericali, tra monarchici e repubblicani, ma anche la corruzione ed i giochi di potere della politica: tutti furono colpiti, senza imparzialità, da vero e proprio reporter di fatti da porre all’attenzione del popolo. Tra le sue opere, “Nove Poesie“, “Le Favole“, “I Sonetti“, “Ommini e bestie“, “Giove e le bestie”, “Le Storie“, “Lupi e Agnelli“, “Le Cose“, “La Gente”.

In queste giornate concitate di elezioni vogliamo lasciarvi con questa poesia:

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