Intervista a Cecilia Ippoliti


“Se io mi servo di animali di allevamento per un genere di lusso, non penso che si distrugga il mondo”

“La Bellezza salverà il mondo”. Ma chi salverà la bellezza? Di fronte a certi quesiti si va a rovistare in ogni angolo della mente per cercare risposte che non esistono. Esiste la Storia, esistono i fatti. Che testimoniano quanto sempre si sia sacrificato in nome del bello o ritenuto tale.

Senza entrare nel merito di una diatriba che ha preso ultimamente i toni di una campagna di guerra, ma che potrebbe essere più una mossa strategica che una revisione etica e morale, vorremmo porre l’attenzione sulla dedizione nel servire l’arte del bello che chiede in cambio la passione totalizzante di una vita. Il talento si paga, non è mai solo un dono. E se non sei disposto a pagare non ti fa vivere. Una legge cui non si sfugge.

Lo sa bene Cecilia Ippoliti, che forse oggi facendosi i conti realizza che non ha mai avuto scelta. Ma lo rifarebbe di nuovo, tutto quanto, aderendo pienamente al suo destino.

Sul Corso della Repubblica a Velletri, già in vista della Torre del Trivio a piazza Cairoli, un nome e un logo fermano lo sguardo e il passo. Il triplo arco di Cecilia Ippoliti realizzato per l’inaugurazione del primo atelier di pellicceria a Velletri, l’11 ottobre 1986. “Tre motivi per un arco” ben esplicati da Iole Alessandrini, grafico, in una sua dedica. “Il ‘tocco di classe’ per ogni occasione” l’omaggio di Roberta Maola, con una sua personale riflessione: “Il bello non esclude l’utile e l’utile non distrugge il futile”.

Sta di fatto – tornando alla Storia e ai fatti – che in Italia, secondo certe fonti, stanno aumentando gli allevamenti intensivi di animali per la produzione di pellicce, mentre in diversi Paesi europei stanno vietando o avanzando restrizioni che penalizzano questa attività.

E nel fluttuare dei mercati senza frontiere, forse non sarebbe fuori luogo considerare la convenienza dell’utilizzo del pile o tessuto sintetico, tranciando così ogni tipo di strumentalizzazione, in un verso o nell’altro, legato all’arte della pellicceria di cui il nostro artigianato artistico creativo può lussuosamente vantarsi.  Ma in tal caso, che fine farebbe la bellezza del capo autentico e unico?


Leggi Qui sul sito #MadeinRome tutta l’intervista di Maria Lanciotti a Cecilia Ippoliti

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