Battiloro, Filaoro, Tiraoro


Battiloro.

Artigiano che riduceva l’oro, l’argento ed altri metalli in lamina o foglia ed in fili. In effetti, esisteva il battiloro, il tiraoro ed il filaoro e tutti essi lavoravano intensamente in quanto l’oro si accompagnava ad oggetti di pregio, di lusso o di ricchezza: dai mobili ai paramenti ecclesiastici, dalle uniformi militari agli addobbi delle chiese; dagli abiti di corte a quelli delle dame dell’aristocrazia.

Luigi Brenni così descrive (1930) la tecnica di questo mestiere: “Il battiloro batte l’oro e lo riduce a colpi di martello in foglie sottilissime raggiungendo anche lo spessore straordinario di un decimillesimo di millimetro per ogni foglia. La battitura richiede un complicato susseguirsi di quattro battiture eseguite su speciali forme composte – in un primo tempo – di fogli di pergamena tirati a lucido mediante il ripetuto soffregamento con un corno; di pelette (è il budello animale) di 14-15 centimetri di lato, in un secondo tempo, tra le quali si inseriscono i pezzi tagliati dalla lamina d’oro. Ad ogni battitura il duttile metallo sempre più assottigliato viene tagliato in quarti sino all’ultima battitura che riduce le foglie d’oro alla misura e spessore voluto. La battitura viene eseguita da due martelli: uno detto da sgrassare e l’altro detto da finire. Il primo pesa 5-6 chilogrammi, il secondo un chilogrammo circa”.

Il tiraoro otteneva il filo d’oro facendolo passare, tirato da un argano, attraverso una filiera con buchi sempre più piccoli. Infine, il filaoro – erano quasi tutte donne – avvolgeva il filo o la listella d’oro sopra un’anima di seta o di un’altra fibra che veniva utilizzato per i tessuti e per i ricami.

Nel ‘600 i battiloro si trovavano, in maggioranza, a Piazza del Fico, nei pressi della Chiesa Nuova. L’Università fu costituita nel 1612.

Una materia prima indispensabile ed insostituibile per i battiloro erano le budella di bue e degli altri animali da macello, che pure occorrevano ai salsamentari ed ai fabbricanti di corde armoniche, tanto che nell’anno 1612 i battiloro chiesero alle autorità di intervenire per obbligare macellai, porcari e pollaioli a vendere a loro obbligatoriamente le budella ottenute dagli animali macellati.

Filaoro.

L’operaia che preparava i fili d’oro. Ricorda Antonio Martini (1965) che questo era uno dei tre mestieri dell’arte dei battiloro; l’altro era il tiraoro. Il mestiere di filaoro era esercitato in prevalenza da donne. Consisteva nell’avvolgere intorno ad un’anima di fibra vegetale o di seta una sottilissima listella d’oro; i fili così ottenuti si usavano per i ricami e per i disegni sopra le vesti. A Roma, nel ’600, i battiloro avevano il loro centro vicino a S. Maria della Pace. È da notare – scrive Tomaso Garzoni (1589) – che tutte “le magagne dei tiratori di oro in filo, e così dell’argento, consistono nella meschianza maggiore di quello che è più vile, e nel falsificare l’uno e l’altro, come si fa in Milano, in Bologna, in Brescia, in Roma, in Napoli, in Venezia e altrove, da maestri operanti in cotesto mestiere”.

Tiraoro.

L’operaio che “tirava” o stirava l’oro per ridurlo in fili. Faceva passare il filo iniziale, tirandolo con un argano, attraverso una filiera che aveva 140 buchi rotondi, successivamente sempre più piccoli fino alla misura di un capello. Le magagne dei tiratori da oro in filo consistevano nel mischiare l’oro con l’argento in modo che la lega fosse più bassa di quanto necessario e dichiarato.

Documentazione ripresa da “Antichi mestieri di Roma. Un viaggio affascinante nel cuore della città tra artigiani, botteghe e venditori ambulanti alla riscoperta di curiosità, segreti e ambienti caratteristici di una vita urbana in gran parte scomparsa”, Mario La Stella, Newton Compton Editori (1982)

Per Approfondire:

http://robertoassenza.blogspot.it/2014/10/il-battiloro-un-mestiere-dimenticato.html

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