Allarme desertificazione per le Botteghe Storiche in Centro


Giulio Anticoli (Roma Produttiva): «il nostro modello è Firenze che è riuscita a tutelare il centro storico perché riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità»

Zsolt Keszi (Confartigianato): «Norme approvate quasi due anni fa ancora inefficaci»

«Il nuovo testo unico sull’artigianato è stato approvato in Regione un anno e mezzo fa all’unanimità – racconta Zsolt Keszi, presidente Confartigianato Imprese Lazio – ma è tuttora inefficace perché manca l’allegato finanziario. Un provvedimento che almeno sulla carta riconosce il ruolo del maestro artigiano, ma per poter creare una sorta di scuola che preservi e trasmetta il mestiere, il nostro interlocutore oggi è l’Assessore alla Formazione Massimiliano Smeriglio. E i tempi per arrivare a soluzioni concrete non sono chiari».

E nessuno, forse, si è ancora reso conto che porre rimedio a questo imbarbarimento urbano è una corsa contro il tempo, oppure, prendiamone atto, non c’è autentica volontà politica di invertire una linea che, guardando all’interesse della città, è soltanto autolesionista. Così gli artigiani anziani muoiono senza lasciare eredi e spesso chi potrebbe ancora lavorare è costretto a chiudere per affitti alle stelle, fisco cieco e ingordo, incapacità di «fare sistema» e proporsi sui mercati esteri.

sartoria-tessile-antica-come-eravamoGiulio Anticoli, proprietario di una sartoria in viale Somalia, con la sua associazione «Roma Produttiva», fondata nel settembre scorso per preservare la qualità di molte strade storiche, sta provando a reagire: «Il nostro modello è Firenze perché è riuscita a mettere sotto tutela il centro storico in base alla convenzione dell’Unesco che lo riconosce come Patrimonio dell’Umanita. E abbiamo ospitato a Roma Giovanni Bettarini, assessore alle Attività produttive del capoluogo toscano, artefice del prezioso documento. L’intenzione dell’associazione, annunciato fin dalla sua nascita – prosegue Anticoli – era quello di farsi da tramite tra le istituzioni per cercare di replicare il modello fiorentino nella capitale, al fine di chiudere l’accesso del centro ad attività come fast food, internet center, transfert center, sale gioco, phone center, mini market, negozi di chincaglierie e porre fine alla devastazione del quadrante storico più importante del mondo, deturpato oggi da luci al neon e merce di bassissima qualità esposta nell’anarchia più totale».

di Flavia Fiorentino

Articolo ripreso dal Corriere della Sera

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