Alla scoperta dell’artigianato artistico di Roma 1


Nel cuore della vecchia Roma resistono ancora, qua e là, alcune rare isole fuori dal tempo. Colpisce ad esempio la zona di via dei Cappellari che, ignara del caos che la circonda, conserva l’atmosfera di una città più piccola, dove gli artigiani lavorano ancora in strada ed i rumori – voci umane, martelli ed altri semplici attrezzi – non sono quelli di una metropoli sommersa dai clacson

Si tratta di oasi affascinanti, in una zona che sta però velocemente cambiando volto. I dati parlano chiaro. In circa 10 anni le attività artigianali nel centro storico si sono dimezzate. Pressione fiscale, espulsione delle vecchie botteghe magari a vantaggio di jeanserie, mancanza di adeguati fondi ed interventi per la salvaguardia del settore ma anche di incentivi per i giovani – e quindi di ricambio generazionale – e, soprattutto, ferree leggi di mercato, hanno fatto precipitare l’artigianato in una profonda crisi, dirottando i consumi verso i più convenienti prodotti industriali.

Il ricordo di antichi mestieri artigiani è ancora vivo nei toponimi di alcune strade, ma i superstiti sono rari: numerose attività sono già scomparse, altre seguiranno entro breve la stessa sorte. Le botteghe di doratori, ceramisti, intagliatori, tornitori, tanto per fare qualche esempio, diminuiscono sempre più. Le poche rimaste sono attive soprattutto nei rioni storici della città, da Trastevere a Borgo, ma alcune strade, in particolare, mantengono una forte concentrazione artigianale. Così ad esempio il rione Ponte, in via dell’Orso e nelle vie adiacenti, il rione Monti tra via del Boschetto e via Baccina, oppure i dintorni di via del Pellegrino. In queste zone si trovano ancora, tra le altre, vecchie e nuove botteghe dedicate all’arte della ceramica e del vetro, numerosi artigiani-artisti del legno, tessitori e legatori d’arte, cesellatori, mosaicisti ma anche singolari laboratori dove vengono realizzate maschere per teatro oppure restaurate bambole o vecchi lampadari.

A non demordere sono soprattutto gli artigiani più anziani, nelle loro botteghe immutabili negli anni e sempre stracolme di attrezzi e materiali appesi alle pareti o sparsi ovunque, sommerse da un accumulo di lavori da eseguire ma anche da cianfrusaglie di ogni tipo. Pervase spesso da forti odori, di colle animali o di altri materiali antichi miscelati grazie ad un’alchimia sconosciuta ai più giovani, sono certo poco accoglienti per gli estranei, nel loro apparente caos e nell’assenza di ogni, sia pur minimo, comfort. A guardar bene però non manca l’essenziale, e gli artigiani vi trascorrono l’intera giornata districandosi alla perfezione nel “calcolato” disordine.

Il locale rappresenta per l’artigiano il fulcro intorno a cui ruota la sua vita, composta di giornate scandite da abitudini consolidate e ripetute nel tempo, che in alcuni casi comprendono anche una rituale e consueta sfida a carte con i vicini

Una caratteristica di chi ha una propria bottega è quella di non avere orari fissi di lavoro; se c’è una consegna urgente da fare si può rimanere nel laboratorio pure a tarda sera o persino di domenica. Il locale rappresenta per l’artigiano il fulcro intorno a cui ruota la sua vita, composta di giornate scandite da abitudini consolidate e ripetute nel tempo, che in alcuni casi comprendono anche una rituale e consueta sfida a carte con i vicini…. in quei momenti non c’è cliente che possa distrarre i giocatori, i malcapitati dovranno probabilmente aspettare la conclusione della partita!

Spesso schivi e di poche parole, perché abituati a trascorrere, magari da decine di anni, intere giornate solitarie, questi tenaci continuatori di tecniche antiche si lasciano però facilmente convincere, rotta la iniziale diffidenza, ad illustrare i procedimenti del loro lavoro. Ma in alcuni casi la spiegazione non dura che pochi minuti, scarna e priva di passaggi essenziali per chi è a digiuno della materia. Chi esercita da decenni un mestiere considera infatti ovvie le nozioni basilari; gli sembra quasi impossibile che qualcuno non le conosca. Ma appena si comprende che in genere l'”iniziazione” non può avvenire verbalmente, perché questi artigiani “parlano” soprattutto attraverso l’abilità delle loro mani e i prodotti del loro lavoro, si è pronti per intraprendere il viaggio!

Un po’ tutti dovremmo forse riflettere di più su questa realtà; per farlo abbiamo però bisogno in primo luogo di conoscerla meglio. Per questo consigliamo una passeggiata per i rioni a forte concentrazione artigiana, dove i più potranno persino scoprire mestieri di cui ignoravano l’esistenza. Presi dalla routine quotidiana, spesso non abbiamo neanche voglia o tempo per gettare uno sguardo, sia pure veloce, dentro una bottega. L’avvicinamento con questo mondo, particolare e vivo perché fatto di mille storie di artigiani, giovani e anziani, regalerà quindi piacevoli sorprese.

Ogni rione o vecchio quartiere ha le sue figure “storiche”, artigiani con un numero considerevole di anni di esperienza alle spalle. Alcuni sono contenti di raccontarla, come il restauratore di mobili forse più esperto del rione Monti, il maestro Aldo, che accoglie da sempre i clienti nella sua immutabile tenuta, camice vissuto ed immancabile scoppoletta. Fiero e geloso dei numerosi attrezzi da lavoro accumulatinel tempo, molti dei quali vecchi ma ancora perfettamente funzionanti, è sempre pronto, come un prestigiatore che estrae il coniglio dal cappello, a stupire l’interlocutore con uno dei suoi mille “segreti”. Quarantacinque anni di lavoro e un mestiere tramandatosi in famiglia da alcune generazioni non sono cosa di poco conto!

Gli artigiani del legno

Fra i numerosi mestieri legati al legno alcuni hanno un fascino veramente singolare, tanto che si passerebbero ore intere ad osservare gli artigiani al lavoro. E’ ad esempio difficile staccare lo sguardo dalle mani ferme e sicure di un intagliatore quando, con l’ausilio delle sgorbie – appositi scalpelli sagomati – e di pochi altri semplici strumenti, realizza decorazioni di ogni tipo, incidendo e scavando il legno fino a fargli assumere le forme desiderate. I più abili, oltre a ricostruire fregi, parti mancanti di cornici, cimase e specchiere sono persino in grado, da veri e propri artisti, di creare putti, statue e sculture in genere.

L’intaglio viene eseguito sulla base di un disegno prestabilito, creato dall’artigiano stesso oppure commissionatogli. Una volta preparato il legno si inizia con la fase della sbozzatura finché, quando i volumi hanno raggiunto il livello voluto, si passa alla rifinitura. Gli strumenti usati nell’intaglio eseguito manualmente, scalpelli e sgorbie, sono gli stessi da secoli: lo sviluppo tecnologico si è limitato a migliorare la qualità delle lame e a prolungarne la durata. Già alla metà dell’Ottocento però numerosi lavori venivano realizzati meccanicamente.

Divertenti storie di intagliatori dei secoli passati, tratte da fondi d’archivio, ci vengono riferite da A. Bertolotti nei suoi studi dedicati ad artisti ed artigiani “forestieri” – in parte provenienti da altri Stati italiani – che lavorarono a Roma, potente centro di attrazione in quanto fulcro della cristianità e sede della Corte papale. Si tratta principalmente di testimonianze processuali, liti, denunce, contratti di lavoro: i documenti relativi alla vita quotidiana delle popolazioni dei secoli scorsi giunti sino a noi sono infatti per lo più circoscritti ai “contatti” che esse avevano con le varie istituzioni.

Veniamo così a conoscere nei particolari le traversie di molti artigiani, come quelle di un tal Camillo Midei, intagliatore in legno a S. Caterina de’ Funari, che nell’agosto del 1698 fu insultato, minacciato con la spada ed infine preso pure a piattonate dal principe di Scavolino, per non essere riuscito a consegnare “a tempo stabilito un saraceno da correre giostra”. Circa un anno e mezzo dopo ritroviamo lo sfortunato artigiano quale vittima di un furto: una notte del gennaio 1700 gli fu infatti aperta la bottega, dalla quale vennero trafugate tre cornici intagliate.

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